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Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Siracusa. Numero di iscrizione 01/10 del 4 gennaio 2010

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TEATRO “GARIBALDI” DI AVOLA: “DUE CUORI E UNA CUCCIA”: TANTO AMORE E QUALCHE SCARAMUCCIA

2023-03-14 10:56

Lucia Corsale

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TEATRO “GARIBALDI” DI AVOLA: “DUE CUORI E UNA CUCCIA”: TANTO AMORE E QUALCHE SCARAMUCCIA

La storia di affetti e scondinzolii cara ai bambini di tutte le età, arriva in teatro

Lo spettacolo “Due cuori e una cuccia”, trasposizione teatrale del cartone animato “Lilli e il vagabondo”, e che è stato  allestito dalla compagnia “Trinaura”, delinea due mondi contrapposti, ma è il trait-d’union dell’amore corrisposto. A calcare la scena del  teatro “Garibaldi” di Avola, al cospetto, in più turni e giornate, degli alunni delle scuole elementari, sono: la stessa Tatiana Alescio, che interpreta Lilli e  Tesoro e che, oltre a essere la regista,  è anche direttore artistico del suddetto teatro; Giuseppe Orto, che impersona Biagio e Gianni Caro; Mary Accolla, il cui ruolo è Fido, e che ha realizzato anche i costumi; Lucia Giudice che ritrae Wisky e Tony; Rosalba Cosentino,  nei panni di Gilda e della  zia Sara.

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Il sipario si alza su un quadretto familiare borghese in cui Gianni Caro e la moglie, Tesoro - appellativi stucchevoli  di una classe sociale in cui lo stile discorsivo appare squalificante, quasi pregiudizievole - coccolano la nuova arrivata, Lilli, un cavalier King Spaniel, la cui vita, tra alterne vicende, è, comunque, fortunata. E Lilli di qua, e Lilli di là, sei, Lilli, la nostra bambina, eccoti il collare con la medaglietta, oh, sei diventata una signorina. Ma da un bel dì, Tesoro e Gianni Caro cominciano a comportarsi con Lilli in modo strano.

Lilli con la  pelliccia bianca e beige,  si dà convegno con i cani vicini, Biagio, uno schnauzer – meticcio, Whisky, uno Scottish terrier, Fido uno Chieu de Saint Hubert, e racconta loro come son diventati i suoi padroncini. Gianni caro dice a Tesoro che non può badare tutto il giorno a quel cane e che nelle sue condizioni deve fare attenzione. Povera Lilli, sigh, in quella dimora dove la realtà è edulcorata e la vita soltanto per le gioie sembra tarata, mai l’avevano chiamata cane, che idee balzane! Ma Fido l’avverte: “Sta per arrivare la cicogna, porterà, certo, un marmocchio, che scalogna!”; e Biagio, il vagabondo, rintuzza: “I bambini sono distruttori di focolari, parlo per esperienza, vedrai; e, poi, nel vitto e nell’alloggio ci farai le spese, ti daranno la carne una volta al mese, rimpiazzeranno la tua cuccia con la culla, altro che amore, diverrai una cosuccia”. Nel frattempo, Tesoro ha voglia di anguria, ma in dicembre, l’albero di Natale ne  è testimone, c’è penuria. Arrivano, dunque, le doglie, e nasce “Stellina mia” che, a dispetto del nome è un maschio e tante cure raccoglie. E così il piccolo pubblico in visibilio, dinanzi ad un’adunata di cani che pare un gran concilio, fa eco all’abbaio di Biagio che, a volte ululo altre convulso, è un gran randagio. Ma la svolta la segna una partenza, Tesoro e Gianni Caro lasciano Lilli e bimbo dalla zia Sara, che sarà mai, un po’ di pazienza. Ne succedono di tutti i colori, Lilli, aggredita dai gatti della zia Sara viene dalla stessa accusata; Lilli finisce in strada e dagli accalappiacani viene sequestrata; Lilli incontra Biagio che salva Stellina mia da un topo malvagio. E come in ogni favola che si rispetti l’amore non tarda a produrre i suoi effetti. Eh, sì, la libertà è un cielo di stelle, palpita il cuore,  brividi sul pelame, ops, sulla pelle!

 

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