Per un pugno di bbabbi. Memorie, riflessioni, minkiate fuse, sfuse e confuse, edito da Sampognaro & Pupi (Floridia, 2022, pp. 280), scritto a quattro mani e «a una sola anima» da Egidio e da Giorgia Ortisi, è un libro che nasce da una tragedia familiare che riesce a sciogliersi, nell’intimità del dolore, in un racconto corale nel quale la memoria, il sentimento di comunità e il riconoscimento dell’Altro diventano cura, risarcimento, senso ed esperienza di vita.
Per un pugno di bbabbi è un libro fluviale, polifonico, rizomatico: le pagine scorrono luminose, pregne, in dieci capitoletti cangianti tra l’appunto biografico, il repêchage memoriale, la nota antropologica, la riflessione politico-culturale che culmina nella pointe colorita che intrama e inanella aneddoti, rievocazioni, ritratti, personaggi e momenti di una lunga, intensa e straordinaria vicenda umana e di una storia di amore – quella tra padre e figlia – che ha il candore di una fiaba amara e pungente. Il titolo del libro rinvia a una pellicola amatoriale realizzata negli anni Sessanta a Floridia che coinvolse, quali protagonisti, “i bbabbi del paese“ in una esilarante avventura western sulla falsa riga di Per un pugno di dollari.
L’operazione cinematografica fece scalpore e diventò leggenda, una leggenda che racchiude un’epoca raccontandone la semplicità, il genio, la spensieratezza pur negli assilli quotidiani, i talenti e quello spirito di umana solidarietà per cui la parola bbabbi esprimeva una categoria universale che includeva tutti, abbattendo barriere sociali, pregiudizi, tare biologiche.
La scrittura, qui, non registra e non descrive; essa attraversa gli eventi facendone il polo di una intersezione plurale – e non sempre pacifica – di assunti che incrociano i due Autori e i soggetti del mondo trasformandoli in valori e in esperienze equivalenti e inclusivi gli uni degli altri.
Le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, di modi di dire, di espressioni gergali, di fatti minimi del vissuto privato che si intrecciano alle vicende più ampie del vivere collettivo. Nel racconto di Egidio e di Giorgia pubblico e privato si incontrano nella visione integrale dell’antropos, secondo la lezione dei classici assunta come paradigma per interpretare il mondo ed orientare, guidandoli, comportamenti, scelte, azioni. Affiora, sulla pagina, il volto dell’Autore: l’umanista coltissimo e brillante, l’insegnante appassionato e penetrante, l’educatore di generazioni di allievi sparsi per il mondo ma sempre pronti a rispondere alla ‘chiamata’ del loro Maestro; il politico anticipatore dei tempi, preparato, coerente, promotore, a livello regionale, di importanti leggi di sistema; applaudito dalle folle, intrepido e contemplativo, Cesare e Adriano allo stesso tempo, secondo un canone ‘ben temperato’ dettato dallo spirito dei tempi. Tra le pieghe della scrittura alita l’anima della figlia Giorgia – Ggiuggiùzza – che impregna tutto il libro con la sua intelligenza straripante, dolcissima, rapinosa. Ricchissimo l’apparato iconografico, che, nelle foto dell’epoca, restituisce, proustianamente, il sapore di un tempo perduto.
Per un pugno di bbabbi è più vicino allo zibaldone che al diario, ma la pagina si apre, come accade per gli Essai di Montaigne, ad accogliere la gioiosa melancolia, i limiti e le debolezze del mondo in un relativismo lucido e, insieme, disincantato; assomiglia a un libro d’ore del tempo perduto e ritrovato, da tenere sul comodino – come suggerisce l’Autore - senza rinunciare, tuttavia, all’invenzione che si sviluppa attraverso la rievocazione di personaggi strambi, lunatici, mercuriali: ritratti di vite comuni ed eccellenti che abitano e si agitano in una Floridia d’antan, tutti descritti attraverso le lenti dell’ironia, della comprensione e della pietas, le vere muse di questo libro. Se è vero che ogni libro ha il potere di trasformarsi e di divenire altra cosa nell’istanza del lettore, Per un pugno di bbabbi è un’opera destinata a trasformarsi incessantemente, in chi la legge, ora in sterminato palinsesto di una comunità, ora in osservatorio privilegiato di comportamenti e di costumi, ora in strumento per elaborare riflessioni e concetti e per dissolvere ogni forma di dogmatismo gretto e pertinace, ora in formidabile cenotafio elevato a celebrare l’inossidabile Gaia Scienza della vita che, nel silenzio tormentato del dolore, è capace di vincere anche sulla morte.
di Salvo Sequenzia
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