All’alba del terzo millennio ci siamo svegliati in un mondo in cui regna una maggiore incertezza nella previsione delle variazioni dei contesti competitivi, tecnologici, sociali, regolativi, geopolitici e ambientali.
Viviamo in un contesto complesso[1], caratterizzato non solo per la molteplicità, la variabilità, l’impredicibilità dei fattori che lo delineano, ma anche per le interconnessioni e le interdipendenze. Tra questi, gli eventi climatici estremi e il fallimento delle politiche di mitigazione del cambiamento climatico, la pandemia sanitaria e, in cauda venenum, la pandemia energetica, accentuata dalla guerra in Ucraina, con l’impennata dei prezzi dell’energia e del gas e con il conseguente effetto inflattivo, raggiungendo quasi il 12% in Italia.
[1] Per sistema complesso si intende un sistema composto da un elevato numero di componenti che interagiscono tra loro in modo non semplice, considerato che le proprietà delle singole componenti e le leggi che ne governano la loro interazione non sono affatto secondarie nel comprendere la proprietà dell'intero sistema.
I nostri modelli d'azione e schemi di pensiero, purtroppo, sono ancora influenzati da una visione riduzionistica della realtà, considerata lineare, predicibile, governata dal principio di causalità, quando invece occorre sviluppare nuove competenze, nuovi paradigmi d'azione e schemi cognitivi più adatti a governare l'incertezza e i fenomeni che emergono dall'interazione di numerosi agenti che si muovono in maniera interdipendente tra loro. Occorre un approccio olistico se vogliamo davvero realizzare quei processi trasformativi, transizione ecologica e digitalizzazione, e se vogliamo governare la complessità e l’impredicibilità del futuro.
Il determinismo cartesiano posto dalla presenza di una relazione causa effetto di tipo meccanicistico, in base alla quale ogni fenomeno è necessariamente linearmente determinato da un fenomeno avvenuto nel passato e che ha contribuito a concepire la conoscenza come oggettiva e la scienza come predittiva, è in discussione già dai primi del Novecento.
Con l’avvento della meccanica quantistica e dei principio di indeterminazione, Heisemberg capovolge completamente il teorema della prevedibilità di Laplace nella formulazione della legge di causalità - quando conosciamo il presente possiamo calcolare il futuro – perché non è la parte finale, ma piuttosto la premessa a essere falsa. Altrettanto è successo per il riduzionismo, in base al quale il tutto è equivalente alla somma delle sue parti, per cui si può comprendere un fenomeno studiandone le sezioni che lo costituiscono, così come la visione classica influenzata anche dal razionalismo, una concezione filosofica della realtà che mette la ragione al centro di ogni conoscenza.
Dunque il mondo perfettamente conoscibile, la scienza come fonte di verità assolute universali e la prevedibilità dei fenomeni a partire dalla conoscenza delle cause prime sono tre pilastri che vanno in crisi fin dall'inizio del '900.
Le scoperte del '900 aprono a una visione della conoscenza che non può più estromettere il caso, il disordine e l'incerto nella tradizionale previsione basata su una causalità lineare, ovvero sull'assunzione che un sistema funzioni nella stessa maniera tutte le volte che è messo nelle stesse condizioni. La nuova fisica dell'immensamente grande e, soprattutto, dell’immensamente piccolo, ha scoperto una realtà che non segue questo principio; è praticamente impossibile individuare cause ed effetti per il semplice motivo che non siamo in grado di predire quando un dato evento avrà luogo. Si passa quindi da una visione deterministica della scienza a una probabilistica e statistica.
Premesso tutto ciò, il contesto che viviamo nel terzo decennio del nuovo millennio attualizza i principi di discontinuità che la fisica del '900 aveva introdotto su un piano strettamente teorico.
Viviamo infatti nell’era VUCA, ovvero in un periodo storico caratterizzato dai seguenti quattro fattori:
Volatility – I cambiamenti climatici, i rischi globali, la pandemia e la guerra Ucraina hanno sempre più accentuato la volatilità dei prezzi delle commodity fondamentali della nostra economia (gas, energia elettrica, materie prime);
Uncertainty – L’incapacità di prevedere il futuro è una realtà con la quale dobbiamo convivere, perché i cambiamenti non sono più su scala lineare, ma esponenziale, in quanto viviamo non più un cambiamento (processo lineare), ma una metamorfosi del mondo (processo discontinuo).
Complexity - Un sistema complesso è composto da molti elementi interagenti posti in relazione dinamica e non lineare tra loro; le sue caratteristiche non coincidono con la somma degli elementi che lo compongono e può essere compreso solo nella sua interezza e non attraverso l'analisi e la scomposizione dei suoi elementi di base. Viene dunque a mancare il principio di sovrapposizione degli effetti, perché i processi non si possono più scomporre in quanto fortemente interconnessi e multivariabili. Viene a mancare il rapporto di causalità perché l’effetto non è conseguenza di una singola causa.
Ambiguity - L'olismo, che rappresenta l'approccio contrapposto al riduzionismo, considera impossibile spiegare le proprietà di un sistema sommando le proprietà delle sue singole componenti. Adottare un approccio olistico consente pertanto di prendere in considerazione il sistema o il fenomeno nella sua complessità, cogliendo anche le proprietà emergenti che nascono dall'interazione delle sue parti. La relazione tra sistema e ambiente in termini di accoppiamento strutturale pone fine a ogni forma di determinismo e meccanicismo; il mondo interconnesso di oggi si configura come uno stato di alta complessità in cui ogni azione su una variabile ha potenzialmente impatti con l'intero sistema.
di Giancarlo Bellina