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All'Archivio di Stato di Palermo apre la mostra "Salus populi. Epidemia e cura: dalle carte d’archivio al ci

2020-10-09 16:18

Redazione

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All'Archivio di Stato di Palermo apre la mostra "Salus populi. Epidemia e cura: dalle carte d’archivio al cinema"

La manifestazione è inserita all'interno dell'iniziativa nazionale "Domenica di carta 2020"

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Domenica 11 ottobre, ASCinema - Archivio Siciliano del Cinema inaugurerà la mostra dal titolo, Salus populi. Epidemia e cura: dalle carte d’archivio al cinema che verrà allestista all’interno dell’Oratorio del Settecento magnificamente adornato dai preziosi stucchi barocchi di scuola serpottiana nell’ex convento di Santa Maria degli Angeli detto della “Gancia”, attualmente una delle sedi della Soprintendenza Archivistica della Sicilia - Archivio di Stato di Palermo.

 

L'esposizione temporanea verte sulle pandemie nel cinema e trae stimolo da una proposta dello stesso dell’Archivio di Stato, inquadrandosi all’interno della manifestazione Domenica di carta 2020 promossa dal MiBACT (Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo), che vedrà coinvolti tutti gli enti presenti sul territorio nazionale, inserita all’interno del “piano di approvazione del patrimonio culturale 2020”. Lo stesso Ministero ha fornito ai singoli Archivi la traccia per questa edizione della manifestazione diramando una circolare ove si fa riferimento «alla luce dell’attualità stringente e al fine di diffondere la conoscenza della memoria conservata negli archivi sulle emergenze sanitarie del passato, dando anche seguito a significativi percorsi di ricerca intrapresi nei mei scorsi».

 

Quella delle epidemie è una tematica che irrompe quotidianamente nel nostro presente, dove il Covid-19 sta segnando pesantemente la storia mondiale rendendola stringente ma, al contempo, rappresenta un universo di particolare interesse in quanto la periodica diffusione di epidemie ha indelebilmente segnato la storia dell'umanità, caratterizzandone interi periodi e condizionandone l’economia, la politica e lo sviluppo culturale delle popolazioni colpite. Attraverso cinque suggestive opere cinematografiche selezionate da ASCinema, tutte di particolare valore e con contenuti relativi a epidemie come quella di peste o colera, nonché alla salute pubblica e alla prevenzione come la quarantena, ovvero la prima forma profilattica nata nella Repubblica di Venezia nel 1377. I film saranno rappresentati da materiali cartacei molto rari ed inediti – cineromanzi, cinefumetti, manifesti di vario formato, foto di scena, brochure, etc. – e sono tratti da opere letterarie multi-identitarie: quella siciliana è rappresentata da La storia di una capinera (1943), film tratto dal romanzo di Giovanni Verga, con la regia di Gennaro Righelli, contestualizzato durante l’epidemia del colera, proveniente dall’India, che comparve in Italia per la prima volta nel 1835 nelle regioni settentrionali, scendendo velocemente lungo tutta la Penisola per arrivare in Sicilia nel 1837, dove assunse un andamento molto più virulento che altrove e dove uccise ben 69.250 persone.

 

Uno spaccato di respiro nazionale, invece, è narrato ne I promessi sposi (1941) e ne Il ponte dei sospiri (1940). La prima opera è del regista Mario Camerini ed è la trasposizione in chiave cinematografica dell‘omonimo romanzo di Alessandro Manzoni i cui capitoli XXXI- XXXII sono interamente occupati da una digressione storica che ricostruisce la diffusione della peste. Il ponte dei sospiri è, invece, una storia d’amore contrastata tra Rolando ed Eleonora, figlia del Doge. Siamo nella Venezia del XVI martoriata dalle scorribande turche e dalle pestilenze diffuse tra la popolazione veneziana dalla pirateria turca. Ispirato dal romanzo dello scrittore francese Michel Zevago, è diretto da Mario Bonnard.

 

Nel film Il settimo sigillo (1957) - tratto da una pièce de théâtre dello stesso regista svedese Ingmar Bergman - l’orrore della peste, il buio dell’ignoranza, la cieca superstizione e il fanatismo

religioso spiccano nello scenario apocalittico, in quella terra natale in cui il nobile cavaliere scandinavo ritorna. La peste, che nel libro dei Sette sigilli dell’Apocalisse è raffigurata con un cavallo che impersona l’epidemia, è da sempre percepita come un castigo divino, risvegliando nelle popolazioni il bisogno di sacralità. E per finire, La maschera della morte rossa (1964), film tratto da un racconto di Edgar Alla Poe, diretto da Roger Corman ed ambientato nel Medioevo: "la morte rossa" o "la morte nera" è la grande pestilenza che avrebbe desolato l’intera Europa per decenni e che avrebbe raggiunto anche la Sicilia nell’ottobre del 1347, dando luogo ad una pandemia della durata di circa quattro secoli.

 

La mostra sarà accompagnata dalla proiezione di un film-loop contenente le scene più significative dei film presentati, più un documentario sull'influenza “spagnola” d'inizio Novecento che verrà proiettato ad oltranza. L'esposizione durerà quattro mesi e ad impreziosirla vi saranno diversi manufatti e cimeli museali di proprietà di ASCinema, rappresentati da diversi proiettori cinematografici, lanterne magiche, cineprese ed altri apparecchi cinematografici la cui produzione è in gran parte risalente alle origini della settima arte. 

GIORNI E ORARI: La mostra verrà inaugurata domenica, 11 ottobre e sarà visitabile il martedì, mercoledì e giovedì, dalle 9.30 alle 12.30, fino al 14 gennaio 2021.

 

Il contributo che ASCinema darà alla Domenica di carta edizione 2020 è carico di un notevole valore per la cultura nazionale, in vista del fatto che lo scorso 7 agosto il MiBACT – attraverso il sopralluogo dei Funzionari archivisti della Soprintendenza Archivistica della Sicilia - Archivio di Stato di Palermo – ha già avviato la procedura per il suo riconoscimento come bene di interesse culturale e di interesse storico particolarmente importante, ai sensi della normativa del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio. L'attestazione ministeriale segna una tappa prestigiosa e significativa per l'Archivio Siciliano del Cinema, che rende merito al percorso di conservazione e salvaguardia del proprio patrimonio cinematografico avviato già dai primi anni Sessanta. Un'attestazione che rappresenta un forte incentivo per l’Ente nella sua ricerca di una feconda osmosi con i singoli cittadini e, soprattutto, con le Istituzioni pubbliche.

 

 

 

 

©riproduzione riservata 

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