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Un’esperienza unica, difficile da dimenticare: un libro in cui si raccontano le proprie emozioni, stati d’animo, pensieri dei propri coetanei. “Ti vivo in un mondo che so solo io”: questo il titolo del volume scritto e curato dalla III B dell’istituto “L. Einaudi” (indirizzo scientifico) di Siracusa. Venti gli alunni che hanno raccolto le storie dei loro amici, che hanno scritto, curato la parte dell’editing, della correzione di bozze, la grafica, l’impaginazione, il marketing, la comunicazione e l’organizzazione di eventi per promuovere il proprio lavoro. Il tutto sotto lo sguardo attento dei tutor esterni della casa editrice Gemma Edizioni.
La Legge n. 107/2015 ha ribadito l’importanza di affiancare al sapere il saper fare, intensificando i rapporti della scuola con il territorio, con il mondo produttivo e dei servizi, così da acquisire competenze necessarie nel mondo del lavoro, imparando anche determinati requisiti, come rispettare termini, le scadenze, date di consegna, lavorare in un team aiutandosi l’un l’altro.
“L’idea progettuale, da cui prende spunto la stesura del libro, si inserisce pienamente nel percorso liceale, dal momento che l’alternanza scuola-lavoro non costituisce solo un percorso formativo, ma una nuova metodologia didattica che si realizza all’interno dei percorsi di studio curriculari e si propone lo stesso obiettivo formativo dei percorsi ordinari. L’obiettivo del progetto – ha spiegato la professoressa Maria Grazia Guagenti -era quello di affrontare l’esperienza dell’Alternanza scuola-lavoro con le finalità di allargare e qualificare l’offerta formativa, offrire agli allievi un’esperienza in grado di potenziare conoscenze, capacità e competenze che interessano in particolare l’approccio sistemico nella lettura di contesti educativi, la capacità di analisi, l’utilizzo di codici comunicativi diversi, la capacità di interazione e di documentazione del proprio lavoro. La loro risposta, inizialmente molto insicura, si è rivelata dopo poco tempo piena di entusiasmo e voglia di lavorare. Il progetto- continua- ha avuto una forte valenza educativa con il compito di formare un soggetto orientato verso il futuro; per questo abbiamo già idee in cantiere per il prossimo anno scolastico e continueremo senza dubbio l'attività intrapresa rinnovandola per certi aspetti”.
Un’avventura ricca, complessa e forse complicata, sia dal punto di vista di nuovi step che gli studenti non conoscevano precedentemente, sia dal punto di vista psicologico, sentendo pressione e capendo che non è facile parlare di se stessi. Abbiamo fatto qualche domanda a Chiara Rizzo, la quale si è fatta portavoce dei propri compagni di classe.
Cara Chiara, ci racconti l’esperienza di scrittura di “Ti vivo in un mondo che so solo io”? Da quanto tempo ci lavorate tu e i tuoi compagni di scuola?
Quest’anno, frequentando il terzo superiore, anche noi siamo stati coinvolti nel programma di alternanza scuola-lavoro. Il nostro è stato un percorso iniziato a fine dicembre 2016, quando abbiamo partecipato alla prima videoconferenza con la casa editrice, occasione in cui ci è stato spiegato l’attività da svolgere. Da quel momento abbiamo intrapreso questo percorso, caratterizzato da un continuo confronto, iniziato fin da subito per scegliere come dividere e organizzare il tutto. L’esperienza, affrontata da noi e tante altre classi in tutta Italia, prevedeva la raccolta di una serie di racconti all’interno del nostro istituto, racconti che avremmo dovuto correggere ed impaginare. In aggiunta, ci saremmo dovuti occupare della copertina e della vendita del nostro elaborato finale, il libro “Ti vivo in un mondo che so solo io”. Un po’ inconsapevoli di cosa avrebbe significato, però, abbiamo intrapreso un percorso differente: siamo stati gli unici fino ad ora, infatti, ad aver inserito nel proprio volume “Selfie di noi” un vero e proprio romanzo, per di più scritto da sei ragazzi della classe (insomma un bel lavoro a 12 mani!), affiancato solo in un secondo momento dai racconti raccolti nella scuola.
Nonostante il lavorare in gruppi, l’esperienza è stata naturalmente vissuta in modo differente da ciascuno di noi, ma è stata senza dubbio significativa per tutti. Lavorando con gli altri, non sono mancati gli scontri, risolti, però, nel migliore dei modi. Non poche volte siamo stati tentati dal mollare: spesso abbiamo pensato di non essere capaci e non esserne all’altezza, ma c’è sempre stato qualcuno (di noi o dei nostri professori) che ci ha spinti a resistere e ad andare avanti con tenacia, nonostante le difficoltà. Siamo arrivati così, dopo quasi sei mesi di lavoro, alla conclusione del progetto. Lo scorso 5 giugnoabbiamo finalmente toccato con le nostre mani il nostro libro, il NOSTRO libro!!! Lì, in quel momento, siamo stati fieri del lavoro fatto, ma, soprattutto, di aver resistito a tutte le circostanze e/o le persone che hanno reso lo svolgimento di questo percorso lavorativo abbastanza tortuoso.
Il libro parla delle emozioni, delle vicissitudini, pensieri e valori delle nuove generazioni. Quali sono, in base alla tua esperienza? Perché è così difficile la comunicazione con i genitori e con i grandi in generale?
Una volta intrapreso questo percorso, il primo passo era proprio scegliere di cosa parlare e cosa voler trasmettere con i nostri racconti. È stata una di quelle poche volte in cui tutti eravamo d’accordo: senza dubbio avremmo voluto parlare di noi, delle nostre vite ed esperienze, anche se in modo indiretto, mettendo in gioco altri personaggi. Ci siamo accorti che è difficile parlare di sé, soprattutto in un’epoca in cui domina il “modello” e non pochi ragazzi perdono il senso del se stessi. Crediamo che questi valori di cui tanto parliamo oggi non sono più forti rispetto a come erano prima; c’è quasi un vuoto, ognuno ha difficoltà a trovare un’ideale che condivide e in cui si rispecchia e, di conseguenza, questa mancanza si riflette nell’anima di ogni ragazzo. È proprio questa mancanza che ci rende particolarmente vulnerabili (quanti ragazzi si sono suicidati per il gioco della Blue Whale?!?) e finiamo per essere completamente travolti dalle circostanze che viviamo. In alcuni casi, poi, i ragazzi di oggi sono molto insicuri, c’è chi ha addirittura paura di dire cosa realmente prova e si nasconde tutto dietro lo schermo di un cellulare. Il tipico adolescente contemporaneo tende ad avere difficoltà nel comunicare con qualcuno che non sia il classico “amico”. Credo non si possa dire che i ragazzi di oggi in assoluto non parlano di se stessi con gli adulti, anzi, molti lo fanno, ma delle volte queste persone non sono i propri genitori: spesso si ha paura di non essere capiti o addirittura si teme un giudizio di chi, invece, tiene a noi più di chiunque altro. Altri, invece, sentono il bisogno di sentirsi “grandi”, di sfuggire dal “controllo” dei genitori; in altri casi ancora, l’adolescente sente il bisogno di fare le proprie esperienze, da solo, sbattendo contro il muro tutte le volte che è necessario e imparando a rialzarsi da solo. Non in pochi casi gli adulti tendono a sottovalutare i problemi dei giovani, ritenendoli non importanti e banali (la tipica frase “Ma cosa vuoi che sia! Sapessi i miei problemi!”). Forse delle volte sfugge che ogni problema va contestualizzato e una cosa che ad un adulto può apparire “stupida”, per un ragazzo non lo è.
Che significa per te questo titolo scelto? Quali sensazioni ti suscita?
Il giorno in cui abbiamo iniziato a pensare al titolo c’era il professore di filosofia in classe. Abbiamo chiesto aiuto a lui, ma non trovavamo nulla che ci rendesse soddisfatti. Poi, parlando, dicendo un po’ di cavolate, provando a dire le prime cose che avevamo in mente, è nata la bozza di quello che poi sarebbe diventato il nostro titolo. Alcune persone avevano detto queste parole singolarmente e poi le abbiamo messe insieme. “Ti vivo in un mondo che so solo io”. La parola mondo indica un nostro modo di vivere, addirittura si parla, poeticamente, di vivere una persona, il rapporto con questa persona. Il titolo è molto forte per noi, per noi ragazzi che cerchiamo di fare tutto in modo nostro, a volte per fuggire dalle regole imposte da altri, altre volte perché vogliamo semplicemente differenziarci. E poi... “Che so solo io” ... Beh, di questo non posso svelare nulla, il romanzo contiene una sorpresa, la spiegazione di questo personale modo di concepire il rapporto con un altro, ma per scoprirlo è necessario leggerlo!
Una curiosità: qual è il lavoro che vorresti fare in futuro?
Fino ad ora mi sono fatta portavoce di tutta la mia classe, ma ora diventa difficile. Posso dirti che quest’esperienza ha aiutato alcuni di noi a iniziare a capire meglio qualcosa di sé, specialmente per chi ha la passione per la scrittura e ha spesso manifestato il desiderio di voler scrivere qualcosa. Ecco, abbiamo capito cosa c’è dietro ogni singolo libro. Per il resto, la maggior parte di noi ancora non sa cosa vuole dalla nostra vita. Come dicevamo prima, i ragazzi di oggi vivono nell’insicurezza. Anche in questo. Per un ragazzo che ha vari interessi è difficile a 17 anni fare una selezione e sceglierne uno. Con il tempo ognuno di noi avrà le proprie risposte. Anche io sono tra questi. Sinceramente non so il lavoro che vorrei fare in futuro.
Scrittori: Edoardo Campo, Elisa Cavazzuti, Francesco Cro, Bianca Ferrarini, Miriana Massei, Alessia Salvo, Alida Presti.
Editor e Correttori di bozze: Chiara De Mattheis, Cristina Russo, Desirè Russo.
Impaginazione: Giordana Brancato, Chiara Carpinteri, Federica Fiorentino, Giulia Tutino.
Grafica: Marco Battiato, Mirco Parisi, Carlo Santagati.
Settore Marketing: Angelo Cimino, Annalisa Gurrieri, Simona Lago, Chiara Rizzo.
Alessandra Leone