L'articolo è stato realizzato in collaborazione con «La Sicilia».
Siracusa sul finire della cosiddetta Fase 1 della pandemia da coronavirus . Notabilis ha voluto fare una fotografia fra paure, difficoltà economiche, cambiamenti nel costume, dei cittadini di Siracusa. Per far ciò abbiamo individuato un campione significativo intervistato nei primi giorni di maggio (delle 1500 persone raggiunte, hanno visualizzato in 438 e risposto in 137).
Il campione è composto da maggiorenni donne ( 59%) e uomini (41%). Il 56% è rappresentato da lavoratori dipendenti, il 27% da liberi professionisti e piccoli imprenditori, l’8% da pensionati, il resto da altre tipologie.
Guardando i numeri osserviamo che ben il 41% del campione ha dichiarato di aver interrotto il lavoro o chiuso l’attività nella Fase 1 della pandemia. E solo il 12% (lavoratori dipendenti) ha usufruito della cassa integrazione .
Interessante il dato, che meriterebbe un'attenzione specifica per le prospettive dell’argomento, che riguarda il ricorso allo smartworking o lavoro a distanza. Infatti il 65% del campione (evidentemente professionisti o impiegati) hanno lavorato da remoto, da casa. Non senza difficoltà se si pensa che solo il 26% dichiara di avere avuto qualche esperienza e poca formazione sul lavoro a distanza prima del Covid 19. E a fronte di questa occasione una significativa percentuale (80%) del campione dice che in futuro provvederà a formarsi nella cultura digitale .
Relativamente alla situazione economica in cui si sono drammaticamente trovate catapultate anche famiglie che prima della pandemia potremmo definire di piccola borghesia, ben il 47% dichiara di avere avuto una riduzione considerevole del reddito rispetto alle precedente “normalità”.
E fra coloro che hanno dovuto fare richiesta di sussidi (commercianti, liberi professionisti, autonomi in genere, ma anche cassintegrati) solo il 4% dichiara di avere avuto una risposta rapida sulle provvidenze decise dal Governo. Mentre l’11% si trova ancora in attesa (primi giorni di maggio, ndr). L’ 82% del campione ha dichiarato che non ha attivato alcuna richiesta di sostegno ma non ha escluso che l’avrebbe fatto in una fase successiva, in rapporto al peggioramento della situazione.
Particolare attenzione i siracusani hanno posto, come ovvio, alla situazione sanitaria locale. Cioè alla diffusione delle pandemia. Un'attenzione aumentata anche in ragione delle note polemiche sulle strutture sanitarie locali. Il 39% degli intervistati ha dato un giudizio di insufficienza alla sanità locale, per il 40% le strutture locali si sono dimostrate invece sufficienti, mentre per il 20% la risposta alla pandemia è stata adeguata.
Pessimismo è stato manifestato sulla lunghezza della fase pandemica. Solo il 10% ritiene che si uscirà dal Covid 19 entro l’estate di questo 2020. Per il 33% tale data si sposterà alla fine dell’anno, mentre il 57% ritiene che ne riparleremo nel 2021. Inoltre per 52% è molto probabile la ripetizione della pandemia che non tornerà, dice il 33% del campione, solo dopo la produzione di un vaccino.
Già durante la Fase 1 anche i siracusani sono stati preoccupati per ciò che attende il Paese a fine pandemia. Il 12% indica in una tassa patrimoniale una delle scelte che prenderà il governo per ammortizzare i costi sostenuti, mentre il 15% teme tagli alle pensioni ed il 73% pensa che ci sarà un generale aumento della tassazione .
I siracusani del nostro campione ipotizzano nel contempo una serie di riforme che l’Italia dovrebbe affrontare per meglio reagire ai momenti di crisi come questo. Qui il campione ha fornito risposte multiple per cui il 78% si auspica che venga potenziato il Welfare (compresa Sanità) puntando a equità e sostegno per chiunque si trovi in difficoltà. Il 48% dice anche che la gestione pubblica e privata delle attività deve sempre tenere conto di momenti di emergenza in cui garantire sicurezza. Il 49% del campione lancia forti critiche alla Unione Europea, accusata di lentezza nel decidere gli aiuti. Una UE chiamata a cambiare se stessa nel senso di un maggiore orientamento verso i bisogni dei cittadini, superando gli attuali trattati e puntando ad una vera cittadinanza europea.
Mentre solo il 15% richiede una Protezione Civile più efficiente, ben il 74% individua nella burocrazia sia uno dei problemi nella risposta alla pandemia sia uno dei nodi di fondo del Paese che occorrerà subito affrontare.
Più volte è emerso nelle osservazioni rispetto ai fenomeni collaterali del Covid 19 che la presenza dei figli in età scolare in casa, dato che la scuola ha chiuso attivando la didattica a distanza, le famiglie, e in particolare le donne, hanno avuto importanti ripercussioni nella gestione dei figli nella loro formazione e non solo. A Siracusa, stando al campione, “solo” il 38% dei genitori lamenta un aggravio di lavoro a casa con i figli. Per l’altro 62% l’esperienza è stata tutto sommato positiva e “accettabile”.
Ma come ha trascorso il siracusano il periodo di più stretto lockdown a casa? Anche qui la risposta è multipla e dà conto di varie attività svolte, anche tutte insieme ma con tempo dedicato differenziato. Il 15% aiutando i figli a fare i compiti, il 27% aiutando il coniuge nelle faccende domestiche, il 50% ha diviso il tempo fra lettura, bricolage e attività similari. Il 36% dichiara di avere trascorso troppo tempo davanti alla TV. Il 19% ha colto l’occasione per fare piccoli lavori arretrati (piccole pitturazioni e simili), mentre per il 23% degli intervistati il telefono è stato un grande strumento di compagnia con frequenti telefonate a parenti e amici. Il 9% degli intervistati ha fatto frequenti sessioni di ginnastica in casa, anche con l’aiuto dei tutorial in tv e su Youtube. L’ha fatta da padrone, nell’occupazione del tempo, l’uso del computer: ben il 64% degli intervistati dice di essere stato varie ore al giorno davanti al PC, magari con contatti via Skype e piattaforme similari che sono state delle vere e proprie “scoperte”. Il 55% del campione si è detto favorevolmente colpito dalle opportunità di questi “rapporti digitali”; per il 32% si è trattato di un uso legato al momento; mentre il 12% ha detto chiaramente di non gradire questo sistema di comunicazione.
Infine, come si è informato il siracusano recluso fra le mura domestiche? Solo il 5% si è recato in edicola (cosa consentita nel lockdown) per acquistare un quotidiano cartaceo. L’ 85% ha fatto dipendere la sua informazione dalla TV, come il 79% ha fatto ricorso all'informazione online e il 13% alla radio. Anche qui risposte multiple per un'informazione acquisita attraverso vari strumenti dalle stesse persone.
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