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Il siciliano Roy Paci si fa portavoce del Primo Maggio Libero e Pensante di Taranto

2021-04-28 12:19

Francesca Brancato

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Il siciliano Roy Paci si fa portavoce del Primo Maggio Libero e Pensante di Taranto

Il silenzio del Primo Maggio è in realtà quello di un'intera categoria

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In poco più di un anno, dalla musica sui balconi e i terrazzi siamo passati al silenzio e questo la dice lunga sulla brutta piega che ha preso lo stato delle cose, specialmente se rapportate al mondo dell'arte e dell'intrattenimento dal vivo. 

In uno dei suoi ultimi post, il musicista e cantante siciliano Roy Paci, diventa portavoce del 1° Maggio Libero e Pensante di Taranto, che per l'edizione 2021 non avrà luogo. La decisione, presa di comune accordo dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti e dai direttori artistici della manifestazione, Roy Paci, Michele Riondino e Antonio Diodato, è stata presa con l’intento di esprimere solidarietà ai lavoratori dello spettacolo dal vivo e a tutti gli artisti, che da marzo 2020 hanno perso il lavoro, ritrovandosi ad affrontare una crisi di settore senza precedenti, privi di ammortizzatori sociali e di un’adeguata risposta da parte delle istituzioni.

 

Quest’anno non ci saranno esibizioni né concerti in streaming, poiché questo sistema, così come spiega il musicista siciliano, rappresenta una soluzione tecnica temporanea, ma non di certo la soluzione al problema. Per tanto, il 1° Maggio 2021 di Taranto sarà un momento di confronto e di riflessione fra i vari movimenti, associazioni ed attivisti, che comunque si incontreranno e confronteranno sul tema della tutela del settore dell'intrattenimento dal vivo, sui canali social del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, al fine di immaginare insieme nuovi orizzonti o comunque tentare di creare un’occasione per cambiare quello attuale. Allo stesso tempo, Roy Paci si unirà ad Aboubakar Soumahoro, per parlare della “Marcia degli Invisibili” che si svolgerà nella stessa giornata. Il dibattito, sarà moderato dalla giornalista de “Il Manifesto” Serena Tarabini.

È dura pensare all'assenza di quel grande e accogliente palco, montato con i sacrifici di tutti, per celebrare uno dei valori su cui si fonda il nostro Paese: IL LAVORO. Mancheranno le centinaia di migliaia di volti sorridenti e coraggiosi che, radunatisi da ogni parte d'Italia, intonano all'unisono i messaggi di speranza per un futuro del lavoro migliore, per tutele reali e garanzie per i lavoratori di ogni tipo. Con loro, anche le numerose storie raccontate sopra e sotto il palco, insieme alla forza di voler cambiare la storia di quella città, che come molte altre del Sud Italia devono scendere ancora a compromessi, senza mai abbandonare la speranza del cambiamento. Quello di Taranto sarà un Primo Maggio fatto di mancanze e di silenzi, che però, a più di un anno dall'inizio della pandemia da Covid-19, sono diventati assai più assordati di qualsiasi parola o slogan. I silenzi, infatti, non saranno solo quelli di Taranto, ma di Siracusa, Palermo, Catania e di tutte le altre città italiane dove purtroppo, ancora una volta, non potrà essere montato il palco per la celebrazione della Festa Internazionale del Lavoro e dei Lavoratori.

 

È il silenzio di un'intera categoria che ha deciso di dire basta e che non è più disposta ad aspettare per poter trovare delle soluzioni valide ad un problema troppo a lungo sottovalutato e messo da parte. Fare arte e cultura è una professione e si da il caso che sia anche una delle più importanti e proficue per il nostro Paese, e come tale va rispettata e tutelata, anche perché il rischio è quello di arrivare alla fine di questa terribile pandemia con una categoria lavorativa dimezzata o comunque privata di alcuni dei suoi più validi esponenti, che nel frattempo, magari, hanno dovuto ripiegare su altre professioni per poter continuare a vivere. Questa pandemia ha lasciato ferite più profonde di quelle sanitarie, aprendo una finestra su quello che per molti è solo "svago ed intrattenimento". Ora che ce ne siamo accorti, però, che l'intrattenimento dal vivo e la cultura sono un lavoro vero, il prossimo passo è quello di una tutela reale del settore e dei suoi lavoratori, altrimenti si rischia di far diventare l'Italia il Paese del mero guadagno ai danni della cultura. 

 

 

 

©riproduzione riservata 

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Siracusa. Numero di iscrizione 01/10 del 4 gennaio 2010

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