INTERVISTA
Ti trascina, ti seduce, ti trasporta in un mondo fatto di sonorità calde. Ti rapisce per un attimo interminabile e lo fa con i suoi brani “Tomorrow” ed “Everything” ma anche con un repertorio che incarna e ben rappresenta i mondi speculari, paralleli e vicini del funky, dell’r&b, del jazz e del reggae in un tutt’uno perfettamente coerente. È Wena in arte, ma anche un soprannome che le era stato dato da ragazza, è la casertana Valentina Gnesutta. È la corista di Ghemon, il rapper e cantautore italiano che si è distinto nel panorama musicale per la sua versatilità e che con la sua performance di Sanremo durante la quale ha proposto il brano “Rose viola” ha incantato il pubblico strappando migliaia di consensi. Wena è un’artista eccezionale e lo dimostra anche durante una delle sue tappe siciliane (due nell’estate 2019) che ha avuto luogo in un locale del centro storico di Siracusa. La sua è una storia di determinazione e passione che trasmette attraverso il suo sguardo carico di emotività e sincerità. Siracusa l’ha ospitata, negli scorsi giorni, per la sua prima tappa in Sicilia, alla quale seguirà poi quella catanese. Sul palco è accompagnata dal pianista siracusano Gabriele Agosta, conosciuto sul territorio ma anche a livello internazionale e che ancora una volta si sa districare magistralmente al synth bass ed al piano ed organi. Alla batteria, invece, Vincenzo Boscarino, anche lui siracusano, vanta al suo attivo numerose performance dal vivo ed attualmente sta perfezionando la tecnica studiando al conservatorio Verdi di Milano, una vera istituzione dello scenario pop nazionale. Da “Summertime” a “Ain’t no sushine” passando per “Superstition”, i grandi classici rivivono in una versione dal sapore inedito accompagnati da una ventata di freschezza.
Rompiamo il ghiaccio provando a soddisfare una delle curiosità di chi ti segue in qualità di artista, com’è nato il nome d’arte Wena?
«In realtà non si tratta di un vero e proprio nome d’arte ma piuttosto di un soprannome che mi è stato dato da ragazzina. Gli amici, che facevano parte di una crew di rapper, insieme ad alcuni ragazzi che realizzavano graffiti e che frequentavo all’epoca, avevano tutti un “tag” ed un nome che li contraddistingueva, io invece no. In particolar modo due dei miei amici di allora, che oggi sono diventati dj famosi di musica techno ovvero dj Jeff ed Emis Chris ragazzi che suonano molto anche all’estero, mi avevano colpita per i loro nomi. Ero innamorata dei nomi Jeff e del fratello Joyce tanto che indagai e chiesi loro come mai i propri genitori in una città come Caserta avessero compiuto questa scelta. Mi spiegarono che i genitori si erano ispirati ad un film e che se avessero avuto una sorella si sarebbe chiamata Wena. Un nome che mi piacque moltissimo e così tutti iniziarono a chiamarmi Wena. Ovviamente, in quella fase non potevo immaginare che avrei fatto la cantante si trattava più di un gioco, di un divertimento».
La musica, una passione che ti accompagna da sempre…
«Si, perché mio papà è un musicista, sia bassista che cantante. Sin da bambina ricordo che la casa era sempre piena delle note di Pino Daniele o di musicisti come James Brown, Otis Redding ed il grande blues, Same Cooke e tutti i più bei brani black. Il mio iniziale approccio alla musica risale ai miei 12 anni quando accompagnavo mio padre durante le sue esibizioni: così mi sono innamorata prima di mio padre e poi della musica».
L’incontro con Ghemon com’è avvenuto?
È avvenuto magicamente, ho aperto il concerto di Frankie hi-nrg a Caserta, poco dopo il dj di Frankie hi-nrg ed anche Frankie hi-nrg hanno contattato Ghemon perché a quei tempi, intorno al 2012, si frequentavano quasi assiduamente. Mi hanno proposta in veste di corista perché la mia performance era piaciuta ed in qualche modo li avevo colpiti. In quel periodo Ghemon aveva l’intenzione di ampliare il suo organico e così una sera mi ha scritto. Il punto è che all’epoca non lo conoscevo nonostante tutti i miei amici più stretti fossero suoi fan accaniti. Conoscendolo ho imparato davvero ad apprezzarlo ed adesso è uno dei miei cantanti preferiti e non lo dico perché sono di parte. Poco dopo quel contatto telefonico decisi di trasferirmi a Milano ed abbiamo iniziato un tour durante il quale ci esibivamo affiancati da dj Tsura, con il quale Ghemon era solito proporre i concerti in pieno stile rapper. Quello che mi colpì sin da subito di Ghemon è la sua capacità di essere davvero all’avanguardia. È stato uno dei primi, nel suo caso con l’album Orchidee, a volere anche la band sul palco e a trasformare a tutti gli effetti il risultato finale precorrendo i tempi. Di certo è stata dura anche per lui ma si è dimostrato determinato nonostante critiche e difficoltà. Dopo il mio primo disco abbiamo preso strade diverse per un po’ ma attualmente sono in tour con lui da oltre un anno e mezzo. La prossima tappa sarà il 16 agosto ad Avellino ed il 7 settembre a Potenza».
Cosa si prova a cavalcare l’onda del successo?
«Successo è un parolone, posso dire però che il vero obiettivo raggiunto è quello di potermi mantenere grazie alla mia attività di musicista. Un lavoro del quale si può anche vivere insomma. Poter dire che faccio la cantante di mestiere è la mia vera soddisfazione ancor più poi se ho anche la possibilità di interpretare dei brani che sono miei. D’altronde i propri brani diventano un po’ una sorta di “figli” dei quali prendersi cura. Una delle tracce alla quale sono più legata, ad esempio, si intitola My time, parla del “mio tempo” inteso come il posto che ho trovato nel mondo, un posto che magari prima era stato sempre per qualcuno. Oggi quel tempo è per me, anche se negli anni ho capito che si tratta di un posto da conquistare ogni giorno».
Il tuo percorso ha strutturato la cantante che sei diventata oggi… gli attuali progetti in cantiere?
«Nel 2014 ho inciso un disco dal titolo “A part of me” (https://www.discogs.com/it/Wena-A-Part-Of-Me/release/7020854) con la band The Souldiers abbiamo fatto un tour in Italia e stiamo producendo il secondo disco. Nel frattempo, mi sono trasferita a Milano e qualche componente del gruppo l’ho perso strada facendo ma solo musicalmente parlando. Ora collaboro anche con dei musicisti milanesi che mi stanno aiutando ad incidere il nuovo disco che tra l’altro dovrebbe essere pubblicato a breve. Un progetto molto innovativo ed importante nato a Milano, invece, ha preso vita grazie alla collaborazione con una cantante, Alessia Macandalli. Abbiamo ideato i Soul Circus; ci esibiamo con un repertorio funk e soul non ancora di inediti ma stiamo lavorando anche su questo versante. La particolarità è che ad ogni show cambiano sia musicisti che i cantanti e veniamo accompagnati da una formazione di ballo. In totale l’organico è composto da 4 cantanti e 6 musicisti compresa una sezione di fiati, ricalchiamo cosi il modello del programma televisivo “Soul Train” molto in voga negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che con la musica ci si deve soprattutto divertire, anche noi cantanti d’altronde ci divertiamo ballando. Il progetto ha incontrato qualche resistenza iniziale, come è ovvio che sia, ma sta procedendo molto bene, è accolto con grande entusiasmo. Manteniamo viva la scena soul anche grazie alla forte passione che condividiamo».
La musica è un mondo in continuo movimento, a volte è difficile tenere il passo…cosa consiglieresti ad una giovane cantante che si approccia a questa dimensione e che la vorrebbe vivere come mestiere?
«Beh, ci sono diverse cose da dire a riguardo. Direi innanzitutto che la cosa più importante è studiare, io l’ho fatto tardi ma voglio aggiungere che non è mai troppo tardi. È molto importante, inoltre, avere un obiettivo e lavorare molto duramente per quell’obiettivo a prescindere da quale esso sia. Bisogna credere in se stessi perché tutti possiamo fare quello che vogliamo ma è dura. È il duro lavoro che ti ripaga. Credo sia indispensabile provare, ancor di più lo è sempre essere se stessi, non fingersi qualcun altro, consiglierei di porvare sempre a fare quello ciò che si vorrebbe realizzare, diventare ciò che si vorrebbe essere. Non è possibile essere qualcun altro».
Nelle foto Gabriele Agosta alle tastiere, Wena alla voce e Vincenzo Boscarino alla batteria.
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