«E quindi uscimmo a riveder le stelle» è il verso con cui Dante conclude la cantica dell’Inferno. Un saluto al mondo degli inferi che sembra presagire la speranza per la nuova luce che avrebbe visto il suo viaggio. Allo stesso modo, il giornalista Aldo Cazzullo ne usa la formula per intitolare il suo libro, edito da Mondadori, con la speranza di lasciare ai suoi lettori l’input a proseguire con nuova linfa il percorso di ricostruzione di questa Italia malandata. E ieri, nella suggestiva scena del Teatro Greco di Siracusa, lo ha ribadito di persona durante lo spettacolo messo in piedi con la drammatizzazione dei versi danteschi da parte dell’attore siciliano Sebastiano Lo Monaco e il musicista Edmondo Romano.
Al centro della serata, l’Italia. L’Italia i cui natali rispondono ai concetti di bellezza, di stile, di linfa culturale che ancora oggi ne sono l’humus più autentico.
L’Italia e le sue contraddizioni, le sue città coinvolte in guerre fratricide, il suo popolo fatto di nobili nomi, anime geniali e anche malfattori.
L’Italia e i suoi padri fondatori, quegli autori, scrittori, artisti che ne costruirono l’animo per primi e che permisero anche a chi l’Italia non l’aveva mai vista di vestire con fierezza le uniformi italiane.
L’Italia e le sue donne, quelle che insieme agli uomini, la ricostruirono dopo le guerre e la protessero durante le pandemie. Quelle che aprirono la strada ad un percorso di diritti di genere quando ancora la parola femminicidio non rimbalzava tra i rotocalchi.
L’Italia e la Sicilia, quella regione che nei secoli è stata al centro della storia del mondo con la sua presenza poliedrica.
L’Italia e gli italiani, quelli che a dirla tutta sono i primi a criticarla, dimenticandone i meriti e le eccellenze, perché concentrati a guardarne i difetti.
L’Italia, quel Paese in cui la dimensione della parola “bello” rimanda ad una moltitudine di significati.
A quest’Italia, il giornalista ha ricondotto le parole del maestro toscano, che a tratti nella sua ricostruzione vestì anche i panni del reporter, così da ricordarci tutti gli aspetti dell’animo umano da lui indagati nella commedia. Dante si trova così affiancato a Leopardi, a Manzoni, a Ungaretti, A Borges e a Foscolo, a Socrate e Franca Viola. E la cura, concetto spesso accostato alla dimensione femminile riacquisice valore per la sua più ampia vocazione, capace di generare vita e di farla crescere, da quella filiale a quella per il pianeta.
E così l’unità d’Italia, ancor prima delle celebrazioni ufficiali, è stata fatta dalle sue menti più autorevoli che da secoli rispondono uniti a quell’invito «Fatti non foste a viver come bruti ma seguir virtute e canoscenza». Salutato da vari applausi durante la serata, lo spettacolo ha riscosso grande consenso e del racconto dell’Italia restano le parole dell’autore piemontese «essere italiani è un’opportunità e una responsabilità».
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