Una sala gremita per ascoltare ancora una volta la voce di Elisa. Anche se Elisa non c’è più. Ma il suo grido doloroso continua a farsi sentire. Emerge potente dal suo diario, poi diventato libro, in cui racconta la sua vita e la sua lotta contro la malattia mentale.
La voce di Elisa Schininà è una voce coraggiosa, potente nel raccontare la sua lotta contro la malattia mentale ed è anche una voce consapevole, che sa che non sta lottando solo contro la sofferenza, ma anche contro una società che quando si parla di disturbi psichici sceglie di girare la testa dall'altra parte.
Pubblicata online dalla stessa Elisa, la sua storia era raccontata in un’intervista che la ragazza aveva rilasciato e che oggi, dopo la sua scomparsa, lascia senza fiato. Diario e appunti, ripresi dai genitori dopo quanto accaduto, sono diventati il libro “Noi, voci invisibili” (ed. Le Chateau Edizioni) presentato per la prima volta a Ragusa nell’ambito delle iniziative di divulgazione culturale della libreria “Tante Storie”, che da qualche mese è divenuto presidio di cultura nella centralissima via Roma, nel cuore del centro storico.
A moderare l'incontro è stata Agata Pisana, presidente del consultorio familiare Don Romolo Taddei, mentre sono intervenuti lo psichiatra GianMichele Fontana, la giornalista ed editor del libro Federica Bassignana (cugina di Elisa) e la mamma di Elisa, la signora Antonia Bassignana. La scrittrice Rita Piccitto ha invece alcuni brani tratti dal libro. Parte dei ricavi sono stati devoluti all’associazione “La voce di Elisa ODV” per un programma di intervento precoce in età adolescenziale e giovane adulta, creando spazi di ascolto, intervento, condivisione, immaginazione, costruzione. L'appuntamento aveva il patrocinio del Comune di Ragusa ed era organizzato in collaborazione con il consultorio familiare Don Romolo Taddei e con l'associazione “La voce di Elisa”.
Questo libro diventa non solo la storia di una lotta impari contro una malattia che è prigione della mente, ma vuole rappresentare soprattutto la lotta contro il pregiudizio con il chiaro intento di lanciare un messaggio inequivocabile: mai arrendersi!
Ed Elisa ci ha consegnato questo messaggio perché è necessario parlarne e sempre di più, solo così si possono davvero aiutare i giovani e le famiglie proiettandoli verso la consapevolezza, la conoscenza, l’accettazione. Senza alcuna compassione non richiesta, ma solo con rispetto.
©riproduzione riservata