«Tutti ci siamo alzati le maniche e io, come operatore dello spettacolo, voglio ricordare che i lavoratori di questa categoria sono gli ultimi a riprendere e il ministro Franceschini non deve dimenticarsene. Si tratta di 80.000 persone senza lavoro». Queste le parole di Leo Gullotta, direttore artistico della 66° edizione del Taormina Film Fest, pronunciate durante la conferenza stampa di presentazione del Festival. Come ci si aspettava, l’edizione di quest’anno, a causa delle contingenze attuali, si svolgerà con delle modalità un po’ diverse dal solito. Quella che non è cambiata è la voglia di sognare e intrattenere il nutrito pubblico, che da tempo aspetta una delle manifestazioni più attese della stagione.
«Dopo mesi di organizzazione, a gennaio il virus ha cambiato tutto: fino a poco tempo fa il timore che il Festival non si svolgesse era forte. Invece Taormina ha deciso di esserci, anche se in tempi e forme diverse» prosegue Gullotta. La scelta di posticipare l’evento nelle date che vanno dall’11 al 19 luglio e di realizzarlo principalmente in formato streaming è stata imposta dall’emergenza sanitaria. Le difficoltà però hanno spronato il direttore artistico e lo staff del Festival ad andare avanti comunque, per dare un segnale forte: «Il cinema è sogno e in questo momento c’è bisogno di sognare. Noi del Taormina Film Festival abbiamo deciso di esserci per dare speranza al pubblico». Determinazione forza di volontà gli elementi necessari alla base di questa particolare edizione, così come ha sottolineato Bernardo Campo, commissario della Fondazione Taormina Arte Sicilia, dicendo che l’organizzazione ha ripreso da dove tutto si era fermato e la possibilità di svolgere in praesentia la serata conclusiva del 19 luglio al Teatro Antico è un’ulteriore fonte di speranza. Allestire quel teatro ha un costo, eppure solo mille persone potranno sedervi, a dispetto dei cinquemila posti disponibili. In questo la Regione Sicilia è stata di supporto al Festival e agli organizzatori, perché Taormina Film Fest è uno dei simboli della ripartenza dell’intera regione.
Come anticipato, il festival si svolgerà perlopiù sulla piattaforma mymovies.it, sulla quale sarà possibile vedere i film in concorso e seguire una striscia informativa di 50 minuti condotta da Leo Gullotta, grazie a un abbonamento, dall’11 al 18 luglio. Due film al giorno saranno proiettati al Palazzo dei Congressi per soli 200 spettatori, ce dovranno obbligatoriamente prenotarsi dal web. Tra le novità la riduzione delle categorie in gara. Soltanto tre quest’anno: feature, documentari e una sezione indeuropea. In totale i film in gara saranno 41, tra anteprime nazionali e internazionali.
«Nella competizione 19 registe sono donne: questo non era stato preventivato, non abbiamo l’ossessione delle quote rosa. Semplicemente è successo, quindi qualcosa sta cambiando - ha dichiarato con orgoglio Francesco Calogero, direttore artistico del festival insieme a Gullotta - I film in concorso arrivano da tutto il mondo, dimostrando che la cultura può viaggiare anche in tempo di restrizioni».
Altro ostacolo per l’edizione di quest’anno era rappresentato dal coinvolgimento dei numerosi ospiti coinvolti, tra i quali: Emmanuelle Seigner, William Dafoe e Nikolaj Coster-Waldau. Inoltre, il Premio Cariddi d’oro alla carriera va a Vittorio Storaro, storico direttore della fotografia, che sarà presente alla cerimonia di premiazione.
La serata del 19 sarà l’unico vero incontro fisico, durante il quale non mancherà l’occasione per porre un più che dovuto omaggio a Ennio Morricone, a cura dell’Orchestra Sinfonica Siciliana diretta da Alvise Casellati e un omaggio a Fellini e Sordi, per il centenario della loro nascita. Uno dei rimpianti, la necessaria cancellazione di masterclass e incontri/dibattiti. Mail 19 non sarà l’unica serata a svolgersi al Teatro Antico. Infatti, anche il 18 sera le luci del Teatro Antico però si accenderanno, per ospitare la proiezione di un documentario di Dolce e Gabbana su regia di Tornatore.
Taormina e i suoi cittadini hanno scelto di esserci e supportare il Festival, noi non possiamo che esserne felici.
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