
Visto da fuori è il Castello di Schisò sembra solo un'antica dimora, ma dall'interno sembra un piccolo borgo antico, con la casa padronale e la corte interna di una masseria colorata da macchie di verde e di bougainvillea, la chiesetta con la campana sul tetto e poi i magazzini e gli immensi capannoni industriali dalle alte capriate dove, si dice, fino al secolo scorso si lavorassero gli agrumi e prima ancora la canna da zucchero.
Il Castello di Schisò è un universo remoto e recente ancora tutto da scoprire, un complesso monumentale storicamente appartenuto a privati che, nel 2018, per volere di Sebastiano Tusa, è entrato a far parte dei beni della Regione Siciliana tramite l’acquisto, in autofinanziamento, del Parco Archeologico Naxos Taormina. Nei prossimi mesi il complesso del Castello di Schisò sarà protagonista di un “cantiere della conoscenza” con l’avvio di un importante intervento di recupero architettonico che ha lo scopo di farne un Polo culturale e sede del nuovo Museo archeologico di Naxos, restituendo alla memoria della comunità di Giardini Naxos un importante tassello della sua storia locale.
Lo scorso 16 aprile, infatti, si è dato il via ufficiale ai lavori alla presenza dell’Assessore regionale dei Beni Culturali, Alberto Samonà, della Direttrice del Parco Naxos Taormina, Gabriella Tigano, del sindaco di Giardini Naxos, Giorgio Stracuzzi, e degli architetti Daniela Sparacino (Responsabile Unico del Procedimento per conto del Parco) e Arturo Alberti (Direttore dei Lavori).
Nei prossimi mesi è in programma un’impegnativa indagine pluridisciplinare per approfondire la conoscenza e l’antica destinazione dei singoli immobili, con l’obiettivo di orientare e ripensare i futuri interventi di recupero e riconversione di tutti gli spazi. In questo primo stralcio, gli interventi in programma interesseranno l’ala della residenza, la terrazza annessa, l’ex magazzino e la torre quadrata, mentre una parte del fabbricato industriale ospiterà il cantiere di scavo archeologico.
Da un lato una squadra di architetti, geologi e maestranze saranno impegnati sia a mettere in sicurezza gli immobili sostituendo le coperture dei tetti, sia indagando la stratigrafia con saggi e carotaggi dei terreni per rideterminare la storia del sito e la sua funzione; dall’altro, invece, un’equipe di ricerca, guidata dalla direttrice, l’archeologa Gabriella Tigano, condurrà una campagna di scavi per esplorare le tracce più remote della presenza umana nel sito di Naxos. Durante le attività iniziali di disboscamento e messa in sicurezza, infatti, è emersa una maschera di sileno, l’inconfondibile satiro dal ghigno irridente che, con funzione apotropaica, sin dai tempi della colonia greca, i naxioti appendono sopra la porta di casa per tenere lontani gli spiriti maligni. Un ritrovamento che è stato salutato positivamente dal personale del Parco e dalla stessa direttrice, proprio per il suo carattere beneaugurale.
La direttrice del Parco, Gabriella Tigano: «Cominciamo una nuova avventura alla scoperta della Naxos meno remota, la “Giardini” con il Castello sul mare e le sue torri disegnata sui taccuini dei viaggiatori del passato, dalle cartografie di Tiburzio Spannocchi agli acquerelli dei vedutisti del Grand Tour. Non solo. I cantieri che stiamo avviando ci consentiranno di esplorare l’antico opificio dove, secondo fonti documentali, si lavoravano agrumi e canna da zucchero. Un’esperienza esaltante non solo per noi archeologi, sempre a caccia di storie e custodi di memorie, ma anche per la comunità di Giardini, curiosa di conoscere il proprio passato».
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