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In scena “Le Supplici” di Eschilo e la fratellanza di Canicattini Bagni

2017-06-06 10:56

Redazione

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In scena “Le Supplici” di Eschilo e la fratellanza di Canicattini Bagni

NEWS Sabato 3 Giugno 2017 alle ore 16:00 al Teatro Greco di Palazzolo Acreide sono andate in scena

NEWS

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Sabato 3 Giugno 2017 alle ore 16:00 al Teatro Greco di Palazzolo Acreide sono andate in scena “Le Supplici” di Eschilo, all’interno del XXIII Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani, organizzato da anni dall’ Istituto Nazionale del Dramma Antico (Inda) di Siracusa per far capire ai più giovani la bellezza e l’attualità di opere senza tempo.

I ragazzi della quinta elementare e della prima media della scuola “G. Verga”di Canicattini Bagni (frequentata anche da giovani migranti), insieme alle ragazze di Obioma (Sprar che ospita donne migranti fragili vittime di tratta) e ai ragazzi di Casa Aylan (struttura di secondo livello per minori stranieri non accompagnati) sono diventati attori, facendosi portavoce dei valori dell’accoglienza, dell’inclusione, della democrazia e dell’integrazione propri di questa tragedia. Tali valori risultano essere sempre più evidenti e diffusi nel tessuto sociale della cittadina iblea, in cui opera appunto il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (Sprar) “Obioma” e “Casa Aylan”, con il progetto voluto dal Sindaco Paolo Amenta e dall’Amministrazione comunale e affidato alla gestione dell’impresa sociale “Passwork”, presieduta da Sebastiano Scaglione.

La regia e l’adattamento della tragedia eschilea è di Rita Abela, il ruolo del tutor è stato ricoperto da Immacolata Santamaria e Maria Carmela Angelico, mentre i movimenti coreografici sono stati creati e curati da Morena Bonnici.

“Il prezioso lavoro di dibattito e dialogo con gli studenti e con gli ospiti di Passwork ha fatto sì che lo spettacolo assumesse un più ampio valore, andando ben oltre le aspettative legate alla pura messa in scena. Da qui la scelta di attualizzare il messaggio attraverso elementi scenici di oggi: dalle coperte termiche che sono entrate ormai nel nostro immaginario come simbolo dell’attuale flusso migratorio attraverso le immagini restituiteci quotidianamente dai telegiornali, usate qui anche come strumento ritmico, alla rappresentazione figurativa della barca, dal canto rivolto a Zeus, alla preghiera di ringraziamento per l’accoglienza concessa, fonte di speranza e di vita”, ha detto Rita Abela. “È, questo, uno spettacolo in cui il teatro si confonde con la vita e la vita si confonde col teatro, uno spunto di riflessione sul nostro diritto ad esercitare la democrazia, un’esortazione a considerare le parole «libertà» e «felicità» come sinonimi di VITA”.

 

Alessandra Leone

 

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