Lo spettacolo “Anche tre amici insieme sono una casa”, per la regia di Tatiana Alescio, portato in scena al cinema E-Planet e inserito nell’àmbito della rassegna teatro- scuola ragazzi, è uno struggente affresco su un patto di amicizia che, siglato da quattro ragazzini, si rinsalda sotto lo scoppio delle bombe della Seconda Guerra Mondiale. L’infanzia – si sa - dovrebbe essere la promessa di un tempo beato, ma a ciascuno di loro la vita un dolore ha già consegnato. Italo (Giorgio Signorelli) è il capo del gruppo, venne alla luce non per assecondare un desiderio di mamma e papà, ma per incentivare le nascite, questo era il volere del duce. Vive all’ombra del fratello Vittorio (Giuseppe Orto), eroe di guerra, che il padre ha sempre osannato, «Italo, invece, sei un cacasotto e non un valoroso soldato!». Wanda (Sara Cappuccio) è in un orfanotrofio sotto l’ala protettiva di suor Agnese (Tatiana Alescio), invoca spesso il Signore, desidererebbe essere adottata da una famiglia di buon cuore. Cosimo (Francesco Cutale) abita con un nonno bisbetico (Sergio Molino), sempre pronto a infliggergli severe punizioni, anela l’affetto del padre, ma il fatto che sia un sovversivo è causa di talune complicazioni. Riccardo (Riccardo Scalia) ogni giorno va a trovare Wanda di cui è innamorato, ma siccome è ebreo – non si scherza mica - verrà deportato.
Nella tragicità di questo momento gli amici architettano l’ambizioso piano: strappare Riccardo dalle grinfie del nemico, quatti quatti, senza far baccano. Un patto che avrebbe dovuto essere di sangue - procedere cioè col taglio di una mano - suvvia è troppo doloroso - facciamo un accordo di sputi e partiamo per un posto lontano. Italo e Cosimo, però, inizialmente non vorrebbero che con loro andasse pure Wanda: « È femmina, deve stare a casa a fare figli come il duce comanda». Ma la bambina è furba e perspicace, a chiare lettere dichiara la sua utilità - curo le ferite, cucio, cucino e so parlare il tedesco - e siccome supera pure una prova, «Portiamola con noi per carità!».
Anche Suor Agnese e Vittorio preoccupati per l’assenza di Wanda e Italo, avviano una ricerca, il percorso è lungo, chissà se il fiuto ci azzecca. Per i bambini, comunque, inizialmente, la fuga è motivo di ripensamento - la Germania è troppo lontana, i morsi della fame e della sete si sentono - .
I due adulti, invece, si incamminano decisi e, tra battibecchi e discussioni, finiscono per mettersi a nudo, con umiltà e senza digressioni: Vittorio non è un eroe di guerra, ha imbastito questa storia per accontentare il padre, che peccato! Così terra terra. Suor Agnese che canticchia spesso “Il mio aiuto viene dal Signore”, si è fatta monaca per non tradire le aspirazioni della famiglia che intendeva fregiarsi di tale onore. Le strade di adulti e piccini si incroceranno, non saranno rose e fiori: sul corpo di Cosimo sbocceranno crisantemi di mille colori.
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