La Giuria Efebo d’Oro per il Miglior Film tratto da Opera Letteraria è composta dal regista tedesco Volker Schlondorff, dal regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì, dalla celebre fotografa Letizia Battaglia, da Egle Palazzolo, giornalista e Presidente del Centro ricerca narrativa e cinema, e da Nicoletta Vallorani, docente di letteratura inglese e angloamericana, scrittrice e traduttrice. La Giuria Efebo Speciale per il Miglior Regista Esordiente è animata da Daniela Tornatore, giornalista, Daniela Gambino, scrittrice e Francesco Romeo, docente, scrittore ed editore.
Il premio nasce nel novembre del 1978 ad Agrigento, città che lo ha ospitato fino all’edizione del 2013, con l’obiettivo di contrastare il declino del mondo del cinema a favore di quello televisivo. Si è affermato nel panorama dei premi cinematografici nazionali per l’originalità della sua formula, la serietà organizzativa, le prestigiose presenze che ne hanno caratterizzato le varie edizioni.
Dopo “Un borghese piccolo piccolo” di Mario Monicelli, con protagonista Alberto Sordi, premiato nel 1979, l’elenco dei registi e delle pellicole premiate ha rappresentato il gotha del cinema internazionale ed italiano, a simboleggiare il grande rigore culture della manifestazione e come il rapporto tra cinema e letteratura abbia interessato quasi tutti i cineasti. Dal 1983 la manifestazione si è arricchita anche di una sezione dedicata alla televisione e ai nuovi linguaggi, nonché di un riconoscimento per il miglior libro dedicato al cinema. Punto fondamentale del progetto che sta alla base della manifestazione non è tanto la premiazione di un’opera letteraria trasposta al linguaggio cinematografico, quanto il sottolineare gli intensi scambi linguistici intercorsi tra i due mezzi espressivi che, pur nel momento della loro vicendevole contaminazione, conservano una propria autonomia di linguaggio.
Frédéric Fonteyne, premiato nell’edizione del 2005, affermò: “Senza la letteratura il cinema sarebbe puro passatempo, pornografia, violenza. Il grande cinema non sarebbe possibile se non affondasse le radici, direttamente o indirettamente, nel pensiero dell’uomo, nelle sue paure, nelle sue ansie, nelle sue aspirazioni che nella pagina scritta trovano la più completa rappresentazione”.
Francesca Brancato
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