INTERVISTA
“Penso che una vita spesa per la musica sia una vita spesa in bellezza ed è a ciò che io ho consacrato la mia vita”. (Luciano Pavarotti)
La strada per il successo e per realizzare i propri sogni (specialmente a livelli molto alti) è di certo impervia e piena di sfide: bisogna avere ben chiaro l’obiettivo, impegnandosi con tenacia, volendo migliorarsi continuamente, rimanendo con i piedi ben saldi e ricordandosi sempre da dove si viene. Francesco Landolfi, baritono di fama mondiale originario di Caserta, in quest’intervista ci ripete più volte l’importanza dello studio e dei valori che gli ha trasmesso la sua famiglia. Landolfi si è diplomato in canto al Conservatorio di Benevento sotto la guida del mezzosoprano Monica Carletti e, allo stesso tempo, si è laureato in Lettere e Filosofia e in Beni Culturali presso la Seconda Università di Napoli. Ma, nonostante il grande successo e gli impegni continui, è rimasto un uomo semplice, cordile e gentile. Noi di Notabilis abbiamo avuto il grande piacere di intervistarlo.
Caro Francesco, ci racconti un po’ di te? Com’eri da piccolo?
Timido, introverso, giocherellone, rispettoso, altruista, sempre disponibile e buono. Sono cresciuto in una famiglia che mi ha educato con sani principi e valori importanti, con i quali ho saputo riconoscere ciò che è giusto perseguire e ciò a cui bisogna rinunciare per riuscire nel proprio intento. Un ragazzo che ha creduto nel suo talento e che ha cercato, con lo studio, la perseveranza e l’umiltà, di valorizzarsi al meglio e di uscire dal piccolo paesino di campagna per affacciarsi al grande mondo cosmopolita dell’opera lirica internazionale. Un Francesco pronto a mettersi sempre in gioco e a lottare per quello in cui crede; un Francesco che ha studiato formandosi e aggiornandosi, affinché potesse conseguire e ottenere i giusti risultati nei vari campi dove auspicava riuscire.
Qual è stato il percorso che ti ha portato a esibirti nei maggiori palcoscenici del mondo?
Il percorso che mi ha dato la possibilità di calcare molti tra i più importanti teatri del mondo è stato influenzato positivamente e fondamentalmente dalla passione, dall’amore ed dallo studio per il canto: uno studio, basato sulla tecnica vocale e sull’interpretazione scenica, che non ho mai abbandonato e che mi accompagna da sempre. Solo con questo e con la volontà di mettersi sempre in gioco, pur se in carriera, si migliora e si raggiungono nuovi obiettivi; in tal modo e con la determinazione si aprono nuovi orizzonti musicali, permettendo così al cantante lirico di ricoprire vari ruoli e al proprio repertorio di arricchirsi di nuovi traguardi, nuove sfumature e caratteristiche musicali.
Negli anni, anche nei teatri siciliani, hai interpretato diversi personaggi, come Amonastro al Teatro Greco di Siracusa in occasione dell’“Aida”, e Scarpia nella “Tosca”, allestita a Taormina dal regista e scenografo Enrico Castiglione. Che rapporto hai con l’isola? Quali le emozioni nel lavorare in luoghi così ricchi di storia?
La Sicilia fa parte di me e io della Sicilia. C’è un legame ed è molto importante: mia moglie Clara e la sua stupenda sicilianità. Quest’isola è magica, sensuale, coinvolgente e folle, ma, allo stesso tempo, viscerale, popolare e tradizionalista; ricca di bellezze e stupefacenti caratteristiche difficili da ritrovare in altri luoghi. È opportuno valorizzarla sempre più, così da renderla ancora più splendida e interessante. Ho lavorato in diversi luoghi ricchi di storia, a partire dalla Terme di Caracalla a Roma, al Teatro Greco di Siracusa e di Taormina, all’Anfiteatro Greco sul Lago di Tiberiade in Israele, al Teatro Greco Herodius Atticus in Atene fino al bellissimo Chiostro di Palazzo Pitti in Firenze: tutti questi luoghi mi hanno donato delle bellissime emozioni e hanno reso le performance più belle e indimenticabili. In queste meravigliose occasioni la bellezza e l’importanza storica-artistica di questi luoghi, insieme alla musica e all’arte del canto, hanno sempre creato un’altissima fusione d’arte, in cui il pubblico è stato protagonista e fruitore di questa magica unione. Per questo motivo ritengo che bisogna far in modo di stimolare, ancor di più, lo Stato e tutti noi cittadini italiani affinché si valorizzino maggiormente questi siti, così da fonderli con le altre bellissime forme d’arte che la nostra Italia ci offre e ci regala.
Ci sveli il tuo ruolo preferito e il perché ti affascina?
Amo così tanto la Musica che non ho un ruolo in particolare che preferisco: per me ogni ruolo che ho ricoperto ha una storia, un legame, un vissuto. Tutti quanti i ruoli fanno parte della mia formazione musicale e sono bagaglio di esperienze e di crescita. Di certo Rigoletto mi ha dato molto e mi ha regalato e mi regala tutt’ora bellissime soddisfazioni! Allo stesso tempo non posso escludere ruoli belli, importanti e travolgenti, come il Barone Scarpia (Tosca), il Conte di Luna (Trovatore), Alfio (Cavalleria Rusticana) o il Nabucco, che mi accompagnano da tempo in tanti successi e straordinari momenti.
Tu hai lavorato anche con il maestro Riccardo Muti. Com’è stato lavorare con lui? Cosa ti ha colpito e rimasto impresso?
Lavorare con il Maestro Muti, per me il Maestro per eccellenza, è stato un grande onore e privilegio; ho avuto più volte l’occasione di lavorare con lui per lo studio/debutto di una determinata opera, come nel "Rigoletto" al Teatro Alighieri di Ravenna nel 2012 e nella "Manon Lescaut" all’Opera di Roma nel 2014. Ho avuto anche l’onore di avere dei consigli tecnico-vocali e di repertorio dal Maestro stesso: sono stati questi dei regali importanti per me, che mi hanno portato a studiare maggiormente e invogliato a fare di più. È stato un privilegio e una grande fortuna incontrarlo e poterlo vivere. Spero sempre in qualche altro possibile incontro nel futuro. Un’esperienza lavorativa che non dimenticherai mai… L’esperienza più emozionante è stata indiscutibilmente nel 2012, quando durante le prove del mio debutto nel "Rigoletto" al Teatro Alighieri di Ravenna, nel buio della sala, durante le prove del secondo duetto del secondo atto, vedo apparire il Maestro Muti che si avvicina dalla profonda platea. Lui ci ascolta, ci analizza e poco dopo ci ferma per parlare e lavorare sulla musica e sui personaggi. Un’emozione enorme, una tremarella esagerata ma soprattutto una grande gioia e una grande felicità.
Quali sono le tue passioni oggi, oltre ovviamente alla musica?
La lettura, viaggiare e soprattutto vivere nuove e travolgenti esperienze ed emozioni con la mia famiglia.
Progetti e sogni per il futuro?
Per quanto riguarda il mio sogno, è quello di vivere in serenità e in equilibrio condividendo il mio lavoro e le mie passioni con i miei cari. I miei prossimi progetti sono:La "Tosca" al Teatro Nazionale di Praga, con la regia del grande Arnaud Bernard;Il "Rigoletto" all’Opera di Francoforte, con la regia di Hendrick Muller e la direzione orchestrale dei Maestri Carlo Montanaro e Simone di Felice;Il debutto nel ruolo di Stankar dallo "Stiffelio" di Giuseppe Verdi (settembre/ottobre 2017), nella magica cornice di Palazzo Farnase in Parma. Inoltre la produzione del Regio di Parma nell’ambito del Festival Verdi, con la direzione di Gulliermo Garcia Calvo e la regia di Graham Vick;Il "Rigoletto", produzione del Teatro Fraschini di Pavia, con la direzione orchestrale del Maestro Pietro Rizzo (novembre/dicembre 2017). Coproduzioni con il Teatro Ponchielli di Cremona, al Teatro Grande di Brescia, al Teatro Sociale di Como, al Teatro Donizetti di Bergamo e al Teatro Pergolesi di Jesi. La "Traviata" (febbraio/marzo 2018) al Teatro Comunale di Treviso, al Teatro Sociale Rovigo e al Comunale Ferrara, con la direzione del Maestro Francesco Ommassini e la regia di Alessio Pizzech;La "Tosca" (ottobre 2018) al Teatro Campoamor di Oviedo, con la regia di Arnaud Bernard.
In bocca al lupo, caro Francesco, e grazie per il prezioso insegnamento che ci hai trasmesso con il tuo esempio e le tue risposte.
Alessandra Leone