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IL SUD, IL NORD, FELTRI E LA COMMEDIA ITALIANA IN CERCA DEL SUO LIETO FINE

2020-06-11 13:32

Daniela Tralongo

Intervista, Nord e Sud ,

IL SUD, IL NORD, FELTRI E LA COMMEDIA ITALIANA IN CERCA DEL SUO LIETO FINE

Le dichiarazioni di Feltri non sono passate inosservate. Abbiamo intervistato il milanese Aldo Premoli che si è ormai trasferito in Sicilia, per capirne di più

Che la pandemia abbia messo sotto lente di ingrandimento molti difetti che fino a qualche tempo fa venivano insabbiati con la narrazione di fatti effimeri, non è certo un fenomeno che può sorprenderci. Che tra questi difetti, in una crisi mondiale, in un’epoca in cui si vive da cittadini globali, emergessero sentimenti di egoismi territoriali, in Italia, in Europa, negli USA e via dicendo, questo sì che sorprende. Da leader di potenze straniere, ad esternazioni di figure pubbliche del panorama italiano (ancor più se legate al mondo dell’informazione), esistono malesseri diffusi, che facendosi spettacolo (tristemente), distolgono l’attenzione dai problemi più autentici, inducono la diffusione di sentimenti poco utili e soprattutto distraggono dalla richiesta di assunzione di responsabilità a più livelli necessaria per cambiare lo status quo. 

Abbiamo voluto affrontare questi temi e abbiamo scelto di farlo con Aldo Premoli, scrittore e blogger di Huffington Post, columnist di Artribune, nonchè co-fondatore di Mediterraneo Sicilia Europa Onlus. Impegnato anche nella direzione della piattaforma on line SudStyle.it, Premoli, milanese di nascita (1954), che oggi vive tra Noto e Cernobbio (Como), oltre New York e Washington, dove lavorano i suoi figli, vanta una lunga esperienza nel mondo della comunicazione, sia quella rivolta alla aziende (Apstudio), che quella legata al panorama dei periodici (già direttore di Tar Magazine, rivista di arte, scienza ed etica e del periodico specializzato nel settore tessile abbigliamento come L’Uomo Vogue).

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1) Premoli, lei vive da tempo in Sicilia, ma per oltre mezzo secolo ha vissuto in Lombardia, che ne pensa delle esternazioni di Feltri? 

 Feltri fa il suo mestiere (inqualificabile) di agente provocatore. Non vale la pena perderci del tempo, è piuttosto il caso di ragionare sull’alzata di scudi dei media nazionali a difesa di Milano e Lombardia.

 

2) In che senso?

 Feltri gioca il ruolo del giullare in una commedia con più interpreti. Dove il copione è però uno solo: il Governatore Fontana parla a vanvera e apre una faraonica terapia intensiva fuori tempo massimo (difatti ora vuota); il Sindaco di Milano Sala prende una toppata micidiale sottovalutando quanto stava accadendo all’inizio della pandemia; il Sindaco di Bergamo Gori ritarda la chiusura delle aziende nell’area di sua competenza perché la logica del profitto viene sempre prima di ogni altra considerazione: risultato una carneficina. 

 

3) Questi i fatti, ma quale sarebbe il copione?

Il copione mi chiede? Ma quello di sempre: la mistica di Milano e della Lombardia “ricche”, “evolute”, “desiderabili” e “avanzate” non deve essere intaccata. C’è già il Sud che è il problema dei problemi...

 

4) Che vuol dire?

 Il Sud è sempre l’alibi. Ab aeterno. Se le cose non vanno come dovrebbero in Italia la colpa è del Sud e dei suoi abitanti, sempre e comunque. Un souvenir per tutti (ma ce ne sono a decine, basta dare un’occhiata in rete). Durante la Festa di Pontida del 2009 Matteo Salvini, con un bicchiere di birra in mano canta il ritornello: «Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani…”  In seguito ha precisato: “Sono troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord. Non abbiamo nessuna cosa in comune. Siamo lontani anni luce”. Questo andazzo risale addirittura alla fine degli anno Settanta. Sono gli slogan con cui io milanese, figlio di milanesi e di nonni milanesi ho visto crescere la Lega a Milano. Uno choc per me a quel tempo: Bossi e i suoi mi parevano dei marziani senza futuro… quanto mi sbagliavo! 

 

5) Oggi però le cose si sono evolute, la Lega c’è anche in Sicilia...

 Paradossale eh? C’è all’Ars con ruoli di responsabilità, sta nelle giunte comunali, ci sono persino sindaci di recente convertiti… per interesse o insipienza non saprei dire. I politici politicanti in ogni caso fanno il loro mestiere, costruiscono e disfano alleanze con lo scopo di mantenere il potere acquisito… il problema piuttosto è chi li vota, che in questo caso sembra avere la memoria di un pesce rosso: da 3 secondi a 5 mesi al massimo…

 

6) Ma come è realmente Milano?

 Uno dei mie tre figli vive e lavora lì, moltissimi amici li sento ogni sera al telefono. Causa quarantena cassa integrazione  a piovere, qualcuno è entrato ( e per fortuna uscito) dall’ospedale, per gli altri una situazione davvero claustrofobica che noi qui in Sicilia non possiamo nemmeno immaginare. Negli ultimi giorni incrociando le dita va molto meglio. Milano e la Lombardia non meritavano un flagello del genere. Hanno molti meriti. Senza mai essere stata la capitale d’Italia, Milano ha fatto da motore economico del Paese per molto tempo. Un tempo l’editoria, poi la moda e il design qui espressi al massimo livello ne hanno fatto una vetrina mondiale per l’intero Paese. 

 

7) Tutto positivo?

 Questo è quello che si vuole far credere. Perché Milano non da oggi vanta il record per l’irrespirabilità della sua aria. A dicembre 2019, gennaio e febbraio 2020 le concentrazioni di PM10 e PM2.5 hanno costantemente superato il limite di legge. L’inizio del 2020 è stato il peggiore degli ultimi dieci anni. Nella Pianura padana gli abitanti di città come Milano e Bergamo sono tra i più esposti all’indebolimento delle vie aree per esposizione agli inquinanti atmosferici. Difficile non mettere in relazione la devastazione provocata dal Coronavirus proprio qui.

 

8) Tuttavia a Milano il lavoro che da noi è un problema serissimo c’è…

 Smart working sempre di più soprattutto. Bella parola… l’inquinamento resiste e peggiora, eppure l’industria tradizionale si è dissolta: Milano è una città davvero smart, una palestra dove si allenano “giovanotti” e “giovanotte” perfettamente adeguati a divenire “flessibili” per vivere in monolocali piccoli e comunque carissimi rispetto ai denari percepiti. Monolocali da condividere – causa di forza maggiore – con altri smart worker, senza alcuna possibilità di costituirsi in un nucleo familiare più o meno tradizionale: per eventuali figli non ci sarebbe lo spazio e tanto meno le risorse economiche … 

 

9) Torno a chiederle allora: che senso hanno le dichiarazioni di Feltri?

Nessuno. Grazie a Dio né i milanesi, né i lombardi sono la parodia che vorrebbe incarnare quello lì. 

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Siracusa. Numero di iscrizione 01/10 del 4 gennaio 2010

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