Fatico, sinceramente, anche solo a immaginare di non vederlo più allo stadio, immancabilmente dietro la porta del portiere della squadra avversaria, per provare a immortalare i goal del “suo” Siracusa. Fatico allo stesso modo a pensare che il prossimo 13 dicembre non sia più prima in Cattedrale, poi sul sagrato, infine alla basilica di Santa Lucia per documentare la festa della Patrona. Fatico a immaginare di non poterlo più incontrare per strada - anche se negli ultimi tempi era stato costretto a diradare considerevolmente le sue uscite - sempre con la sua macchina fotografica tra le mani.
Se penso a Pippo Saraceno non posso non pensare a quelle macchine che lo hanno accompagnato in quel formidabile racconto di circa settant’anni di storia di Siracusa.
Ieri pomeriggio Pippo Saraceno se n’è andato quando ormai mancava davvero poco al traguardo dei 92 anni. Un galantuomo d’altri tempi, uomo dotato di straordinarie doti morali, affabile, sinceramente generoso ma anche con uno straordinario senso dell’umorismo. Con i suoi scatti ha raccontato tutti i grandi e piccoli avvenimenti di quella Siracusa alla quale era profondamente legato e che ha visto - e documentato - cambiare e trasformarsi.
Con la schiettezza che gli era propria e con l’autorevolezza che gli veniva unanimemente riconosciuta da tutti, non soltanto nel composito mondo dell’informazione, Pippo Saraceno non è stato soltanto il decano dei fotografi ma anche un vero punto di riferimento per tanti che - nei diversi ruoli - negli ultimi cinquant’anni e più hanno attraversato il mondo dell’informazione.
Quel suo racconto per immagini della quotidianità che ha alimentato giorno dopo giorno, alcuni anni fa gli valse anche la decisione dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia di iscriverlo, ad honorem, all’albo dei pubblicisti. Un riconoscimento meritato per quelle decine e decine di anni trascorsi nella sempre difficile trincea della quotidianità per documentare avvenimenti straordinari, a cominciare dal prodigio della Lacrimazione della Madonnina (tanto che la sua foto divenne quella ufficiale utilizzata per la stampa dei primi “santini” dopo l’accertamento del miracolo) passando per la visita in città di Papa Giovanni Paolo II e per quelle di Capi di Stato e di Governo e senza mai perdere di vista l’importanza della quotidianità, il gusto di scoprire l’aspetto meno visibile di una vicenda apparentemente trascurabile.
Uomo di saggezza straordinaria, ha saputo tenere botta anche quando la vita lo ha messo duramente alla prova privandolo di alcuni dei suoi affetti più cari.
Adesso la sua corsa terrena si è arrestata. A Rosamaria, Fiorenza e Fabio mancherà d’ora in avanti il papà, ma sarà lo stesso anche per chiunque lo abbia conosciuto e per chi ha avuto il privilegio di poterlo frequentare, di potergli lavorare accanto. Mancherà ma forse, a ben vedere, a bordo campo allo stadio o sul sagrato della Cattedrale Pippo Saraceno ci sarà sempre. Naturalmente con la sua macchina fotografica tra le mani.
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