Lo scorso 31 marzo si è svolto il secondo tavolo operativo del Cantiere Welfare culturale per gli edifici pubblici dismessi a Catania. Si tratta di un progetto importante per la città di Catania la cui proposta è stata lanciata da CDO Sicilia e Officine Culturali e sottoscritta da oltre 40 associazioni e organizzazioni catanesi, con l’obiettivo di riconvertire edifici e spazi pubblici dismessi del centro storico della città per uso culturale e sociale.
Si tratta di un’iniziativa ambiziosa, che per la città di Catania potrebbe però rivelarsi un nuovo punto di partenza per valorizzare un tessuto urbano che rimane variegato e ricco di linfa vitale, grazie soprattutto alle numerose organizzazioni culturali che da anni fanno la differenza sul territorio. Come sottolineato da Francesco Mannino, presidente di Officine Culturali, nel corso dell'incontro ha affermato che questa iniziativa deve essere uno strumento per rafforzare l’impatto sociale del lavoro di operatori, operatrici e organizzazioni culturali a Catania. Si apre, così infatti, la possibilità che questo lavoro culturale abbia maggiore rilevanza e soprattutto possa avere maggiore ambizione di agire efficacemente sulle criticità e la fragilità sociale della città di Catania. Un contributo a fronte dell’enormità delle diseguaglianze e delle contraddizioni che vivono le nostre città, che dovrà fare parte di un approccio intersettoriale di welfare pubblico che potrà vedere la luce grazie alla necessità di aprire una nuova fase sociale di diritti, servizi e opportunità, una fase che superi una crisi longeva, che il Covid ha solo esasperato e resa ancora più evidente.
Fondamentale in questo senso, sarebbe anche il coinvolgimento dei cittadini e delle cittadine e di chi già opera sul territorio, così come chiarisce il presidente di Trame di Quartiere, Luca Lo Re, il quale afferma che la cosa importante è che si produca un processo generativo, non solo per le associazioni interessate, ma anche e soprattutto per quelle realtà che abitano il contesto. Il riuso degli spazi dismessi, in relazione alle forti diseguaglianze sociali e culturali che presentano i territori e i contesti, deve essere interpretato come leva e asset per abilitare abitanti, operatori economici e associazioni che quotidianamente vivono e lavorano all’interno dei quartieri interessati. Vorremmo evitare che si producano nuovi processi di espulsione degli abitanti dai loro contesti e dall’altro approfondire le conoscenze e le risorse sociali presenti.
Nel corso dell’incontro, diverse associazioni hanno presentato la loro realtà, le idee e le proposte. Oggi 7 aprile è la data fissata come termine ultimo per inviare le proposte. Officine Culturali e Compagnia delle Opere Sicilia hanno già inviato un documento in cui si riassumono sei punti fondamentali su cui porre attenzione dopo questa fase di ricognizione: definire la struttura ovvero “chi” farà “cosa”; definire cosa sarà il tavolo tecnico e quanta rilevanza avrà nei fatti, definire quali edifici possono essere utilizzati, definire cosa si intende per “welfare culturale”, definire le risorse, definire i tempi e le tappe.
Per quanto riguarda gli edifici da utilizzare, Rossana Leonardi della Cgil sottolinea che a Catania sono troppi gli immobili abbandonati, in disuso e vandalizzati, che si affacciano nelle vie principali della città e in quartieri diversi. Cominciare ad intervenire su quelli pubblici è già un impegno che l’amministrazione, le associazioni e la comunità devono assumere per una reale rigenerazione ed esigenza urbana. Resta tuttavia da stabilire quali siano gli edifici sui quali si può intervenire. C’è un bando aperto sulla rigenerazione urbana, che mette a disposizione 20 milioni di euro per le città con più di 100 mila abitanti. C’è anche il PON METRO con 90 milioni per la città di Catania con cui si potrebbero fare tantissime cose: energia, trasporto, mobilità sostenibile. Ancora, c’è il Piano Nazionale Ripartenza e Resilienza e la democrazia partecipata. Ci sono molte basi sulle quali si può ragionare, quindi, tenendo ben presente tutti i fattori in gioco e cercando di stabilire un programma con delle tappe ben precise.
©riproduzione riservata