NEWS
ENNA - Nei mesi scorsi l’installazione delle coperture ha segnato la conclusione dei lavori di sistemazione dell’area archeologica della Villa romana sita in Contrada Gerace a Enna. L’attività di restauro conservativo dei mosaici ha previsto la pulizia dell’intera zona e la realizzazione di percorsi di visita e supporti didattici. Fin dal 2013 la Villa ospita un gruppo di ricercatori dell’Università di Vancouver, diretto dal professore Roger Wilson. Quest’anno la delegazione composta da quindici studenti ha effettuato scavi e rilievi in convenzione con la soprintendenza dei Beni culturali di Enna. In particolare sono stati portati alla luce due locali delle Terme, con pregevoli testimonianze che arricchiscono le conoscenze sulla Villa e ci raccontano la Sicilia centrale all’epoca del Tardo Impero, l’economia del latifondo e un’attività legata all’allevamento dei cavalli.
La struttura di Contrada Gerace fu scoperta nel 1994 e si trova a circa quindici chilometri dalla Villa del Casale di Piazza Armerina. Inizialmente vennero riportate alla luce cinque stanze e due corridoi, quello che è stato poi identificato con il corpo centrale di un complesso edificio dotato di un peristilio, circondato da ambienti abitativi, un locale absidato con tratti pavimentati a mosaico, un corridoio, sale per banchetti e cucine. Successive ricerche hanno consentito di stabilire che l’area di interesse archeologico è di circa tre ettari, sui quali insistono almeno dodici costruzioni e tra queste i resti di un edificio termale che domina il complesso, con mosaici pavimentali e marmi policromi di almeno quindici tipi diversi. La struttura presenta diversi ambienti, compresa una vasca per immersioni, con complessi sistemi di riscaldamento tramite tubuli in cui circolava l’aria calda. Sono state trovate anche tracce di una cisterna per l’approvvigionamento idrico, di alcune fornaci per la lavorazione della terracotta e di magazzini per lo stoccaggio di sementi.
Si stima che la struttura venne costruita intorno al IV secolo d.C. e, secondo alcuni archeologi, la Villa sarebbe appartenuta a tale Philippianus della famiglia romana dei Filippiani. L’identificazione del proprietario è stata possibile grazie allo scavo e al ritrovamento dei pavimenti a mosaico policromi arricchite da iscrizioni latine. È stata infatti una di queste ad indicarci l’identità del proprietario: “Possano le tenute dei Filippiani prosperare! Gioia ai giochi Capitolini! Possiate costruire più cose, dedicare cose migliori. Asclepiades, possa tu invecchiare insieme alla tua famiglia!”. L’identità è confermata anche dal nome che riportano i bolli incisi su novantanove reperti, tra laterizi e tegole, ritrovati durante gli scavi. Dall’analisi delle tavolette con incisioni che raffigurano alcuni cavalli, gli studiosi hanno dedotto che il titolare della Villa di contrada Gerace fosse un proprietario terriero che possedeva un allevamento di cavalli, destinati forse ai giochi equestri delle celebrazioni di Roma. Ipotesi avvalorata anche dal ritrovamento di ossa equine.
Dopo dieci anni, grazie ai finanziamenti della Regione Siciliana, sono ripartite le campagne di ricerca, scavo, messa in sicurezza e miglioramento della fruizione in alcuni siti archeologici minori dell’Isola. Questo primo impegno della Regione, pari a 500.000 € (cinquecentomila euro), ha finora riguardato, oltre alla Villa di Contrada Gerace, altri sette siti: a Palermo Complesso di età medievale di San Giovanni degli Eremiti; a Catania pulitura dei mosaici, ripristino, restauro e messa in sicurezza della Villa romana con le Terme di contrada Castellitto; due ad Agrigento, ovvero la necropoli di “Monte Mpisu” e l’area di “Monte Castello”, dove le strutture del castello medievale si sono impiantate su strati preistorici e greci; in provincia di Trapani a Pantelleria con lo scavo, il rilievo e lo studio di Mursia, il villaggio preistorico costituito da capanne e con la necropoli costituita dai Sesi; a Ragusa Villa romana di Giarratana, del III secolo d.C. ; infine a Messina scavi archeologici nel sito della necropoli greca dell’antica Mylai, a Milazzo.
Francesca Brancato
©riproduzione riservata