Mappe, foto, tessuti: memorie ritrovate, saldate e interconnesse fra loro dalla trama di sottili fili di seta. La delicatissima poetica di Rossana Taormina approda a Modica con la mostra “Futuro remoto” (visibile dal 30 dicembre 2021 al 30 gennaio 2022). Lo spazio è quello di Lo Magno artecontemporanea, dove l’artista – originaria di Partanna (Tp) – si racconta con un nuovo e inedito ciclo di opere dedicate al recupero dei ricordi e selezionate per questa esposizione dal direttore artistico della galleria, Giuseppe Lo Magno.
Quasi un’ossessione quella della Taormina per la memoria, che l’artista evoca e restituisce al presente ricamando inedite costellazioni con ago e filo: linee rette, sinapsi concettuali e riverberi di connessioni tra muti frammenti di oggetti ritrovati per caso, tra mercatini e vecchi bauli di famiglia. Storie da dipanare e riaggomitolare con cura: come quella dei tre fratelli nello scatto in bianco e nero di “Gennaio 1968”, titolo di un’opera che, inequivocabilmente, cita il mese in cui la Valle del Belìce – la sua terra - fu sfigurata dalla violenta onda d’urto del terremoto che cambiò le sorti di intere comunità in Sicilia, trapiantate altrove e costrette a sopravvivere senza gli oggetti, i luoghi e il paesaggio della memoria.
Un evento catastrofico quello del Belice, che l’artista ha rivissuto durante il lockdown del 2020, rielaborandolo in una nuova raccolta di opere ispirata ai cicli della natura, metafora della perenne trasformazione di tutti gli esseri viventi. Autrice del saggio in catalogo, il critico d’arte Rischa Paterlini scrive: «Se da un lato il terremoto del 1968 tolse i ricordi materiali, oggi, la pandemia, ci ha tolto le relazioni sociali e la ricchezza dello stare insieme. Nasce così la bellissima serie dei “Grandi Notturni”, acrilici su tela in cui dal buio prende forma la natura. Le foglie, rappresentate in procinto di trasformarsi in corpi a metà strada tra l’umano e l’animale, si mimetizzano quasi a volersi dissolvere e così Rossana, lasciandoci percepire il buio del presente, ci permette di afferrarne la luce».
Ma è la stessa artista a svelare le radici più profonde e spirituali di questo lavoro di ricerca ispirato e generato dall’osservazione della Natura: «Durante la pandemia ho avvertito la necessità di tornare alla me più antica e profonda. Da un paio d’anni – racconta l'artista – ricorro alla metafora del giardino per esprimere la mia idea di eternità, ovvero noi che continuiamo nei ricordi di chi abbiamo amato».
Con “Tempo incolume”, infine, la Taormina sarà protagonista esclusiva del “solo show” che Lo Magno artecontemporanea ha previsto per lei a Bologna Arte Fiera 2022, dal 21 al 23 gennaio (Padiglione 15, stand F19). «Una riflessione – spiega lo Magno, curatore dei due progetti espositivi – sulla rilettura dello spazio tramite la sua connotazione emotiva. Sulla possibilità di sottrarlo alla distruzione, di risparmiarlo, attraverso il miracoloso ritrovamento dell’oggetto anonimo».
L'artista Rossana Taormina nasce nel 1972 a Partanna, una piccola cittadina della Valle del Belice. La sua nascita avviene quattro anni dopo il disastroso terremoto che distrusse una vasta area della Sicilia occidentale. Il fermento culturale e artistico della città di Gibellina fu determinante nella sua crescita, poiché è da questo suo trascorso che nasce in lei una specie di ossessione per la memoria, il recupero e la costante volontà di salvaguardare le esistenze anonime, cercando di dare loro uno spazio ben definito. Dopo aver completato gli studi, Rossana si trasferisce a Roma per lavoro per poi ritornare a Palermo, dove si diploma e si laurea in Belle Arti. Nella sua ricerca la Taromina modella spazio e memoria rielaborando la carica mnestica dell’object trouvé. Gli oggetti utilizzati nelle sue opere sono spesso trovati nei mercatini delle pulci. Si tratta, infatti, di tessuti carichi di trame dal ricordo sconosciuto, rielaborati portando alla luce la percezione dell'artista; vecchie foto con volti anonimi che, nonostante ciò, sono carichi di emotività, sui quali sono ricamate costellazioni di nylon, seta o cotone, creando nuovi spazi e riportando alla vita volti, luoghi e tempi di cui oggi non rimane alcuna traccia. Una poetica aperta alla contaminazione dei linguaggi la sua, una sensibilità che, nell’elemento prelevato del quotidiano, individua gli strumenti espressivi per esplorare nuovi confini.
Visite da martedì a sabato 10-13, 17-20, domenica chiuso solo domenica 30 gennaio aperti per finissage. L’accesso ai visitatori sarà garantito nel rispetto delle normative anti Covid in atto.
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