Mentre a Palermo ancora impazza la polemica per il molto criticato restyling dell’area antistante Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione, sul sagrato della Cattedrale arabo-normanna, lungo l’arteria centrale di Corso Vittorio Emanuele, spuntano due gigantesche mani bianche, una di donna l'altra di uomo, dalle quali "sboccia" un alberello di ulivo. Stiamo parlando della scultura, dal titolo Give (“Dono”), che era stata presentata la scorsa estate a Firenze, all’interno del Giardino di Boboli, ad opera dello scultore Lorenzo Quinn, il quale negli ultimi anni è andato alla conquista di spazi urbani prestigiosi, con le sue imponenti creazioni en plein air: mani bianche possenti, che circondano edifici (come a Venezia nel 2017) o sono un tramite per la vita (come, in questo caso, a Palermo).
Siamo dinanzi ad un esempio di quella che viene definita "arte pubblica" ovvero per tutti, alla portata di tutti, perché interessando aree urbane pubbliche è fruibile da tutti e come tale ha inevitabilmente una grande eco. Questo perché inserire un elemento nuovo, estraneo, all'interno di uno scorcio urbano, sicuramente è un'operazione importante e che attira l'attenzione. Ma cosa vuole rappresentare davvero l'artista con le sue monumentali mani bianche? Sicuramente i grandi valori universali dell'umanità: amicizia, aiuto, fede, speranza, amore. Poi messaggi più concreti, come la rinascita e l'attaccamento alla vita o il lavoro delle mani che creano. Ma c'è chi non concorda con questo tipo di arte e definisce le opere di Quinn un mero tentativo di diffondere ed esaltare la banalità popolare e populista. Perché?
Beh, di sicuro la grande diffusione di installazioni gigantesche e che possano anche "interagire" con il pubblico attira sicuramente le masse, specialmente se le opere in questione riescono a risultare bizzarre o, come in questo caso, veicolo di un messaggio morale (la rinascita dopo questo anno così intenso e particolare). Ma perché ciò farebbe storcere il naso agli esperti del settore? La risposta è che tutto ciò possa risultare distante dalla complessa ricerca di forma e senso, che è alla base della ricerca artistica, specialmente se parliamo di arte contemporanea concettuale. Pare così che la retorica di Quinn punti tutto sul valore positivo e umanitario dell’opera Give, opera che a Firenze era stata introdotta così dall'artista stesso: «Nella vita per ricevere bisogna dare. Il mio vuole essere un messaggio di speranza. La mano dell’uomo è mia, quella della donna è di una modella, la loro unione rappresenta l’umanità. Il bianco è il colore della purezza e dell’innocenza, della colomba e della pace. Per questo ho scelto di offrire un ulivo come messaggio universale». Di sicuro l'intento dell'artista è molto nobile e si inserisce perfettamente nel nostro contesto contemporaneo, fatto di incertezze e di speranze per un futuro più roseo.
Dal canto suo, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, da sempre molto attento all'Arte e alla sua declinazione contemporanea, ha affermato entusiasta: «Grazie a "Give" confermiamo che bellezza, etica ed estetica sono indissolubilmente collegate, che l’una senza le altre non ha ragione di esistere o è vuota. In questo Natale certamente diverso dagli altri, con questo ‘dono’ si rafforza la collaborazione e la sintonia tra Comune e Curia con un’opera che è in grande sintonia col cammino della città, delle sue istituzioni, della sua società civile». La scultura di Quinn a Palermo nasce dalla collaborazione tra l’artista, la società Once srl, il Comune di Palermo e l’Arcidiocesi guidata da Monsignor Lorefice.
La scultura palermitana è temporanea: resterà infatti di fronte la Cattedrale fino al 30 marzo 2021.
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