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A PROPOSITO DI  CULTURA...

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Proposto un disegno di legge per riconoscere la lingua siciliana

2025-06-16 09:01

Redazione

News, Sicilia,

Proposto un disegno di legge per riconoscere la lingua siciliana

Più di cinquanta fra poeti, scrittori, autori di testi teatrali, di testi giornalistici, cantautori e “cuntisti” hanno sottoscritto una lettera-appell

Più di cinquanta fra poeti, scrittori, autori di testi teatrali, di testi giornalistici, cantautori e “cuntisti” hanno sottoscritto una lettera-appello per intervenire nel dibattito sul riconoscimento ufficiale della lingua siciliana. L'iniziativa nasce dalla volontà di affermare che il siciliano non è solo un dialetto parlato, ma una lingua letteraria con una sua forma scritta abbastanza uniforme, consolidata negli anni grazie al lavoro di autori che la usano quotidianamente per raccontare, cantare e tramandare la cultura siciliana. Attraverso la lettera, i firmatari chiedono il sostegno delle istituzioni culturali e politiche per garantire al siciliano un riconoscimento concreto e strumenti di tutela che permettano alla lingua di scongiurare il rischio di essere relegata ai margini della cultura ufficiale e di essere condannata, così, all’estinzione.

Gli autori sottolineano che il siciliano non sia un dialetto privo di struttura ma una lingua vera e propria, con grammatiche e dizionari, con una tradizione letteraria antica e contemporanea. “Sono i poeti e gli scrittori a dare forma e dignità alla lingua, a plasmarla con i loro versi, con i loro racconti, con le loro opere – si legge nella lettera-appello – È attraverso la letteratura che le lingue si consolidano, si raffinano” e il siciliano è già parte di questa realtà.

I sottoscrittori chiedono che il Disegno di Legge-Voto depositato all’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) il 16 maggio sia sostenuto, per garantire al siciliano il riconoscimento che merita. “Una lingua che non si vuol far scrivere rischia di essere dimenticata e relegata a un ruolo marginale,” scrive il prof. Alfonso Campisi, ordinario di Filologia Romanza all’Università “La Manouba” di Tunisi, citato nell’appello. Questa consapevolezza guida la richiesta di un riconoscimento istituzionale, affinché il siciliano possa essere insegnato, sostenuto e trasmesso alle nuove generazioni.

Qui di seguito il testo integrale della lettera e i cinquanta sottoscrittori:

 

Alla comunità accademica, politica e culturale,
A tutti i siciliani,

Noi, poeti e autori in lingua siciliana, custodi e interpreti della bellezza della nostra lingua, ci rivolgiamo a voi con questo appello, mossi dall’amore e dal rispetto per una tradizione che affonda le sue radici nei secoli e che merita di essere riconosciuta, tramandata e protetta.

La lingua siciliana è molto più di un semplice strumento di comunicazione: è poesia, storia, resistenza, una eco delle voci di generazioni che hanno plasmato la nostra identità. È la lingua con cui raccontiamo il nostro mondo, la nostra terra, le gioie e le sofferenze di un popolo che, attraverso il suo idioma, esprime la sua anima più autentica.

Tuttavia, da troppo tempo, il siciliano è trattato con sufficienza, relegato ai margini della cultura ufficiale, etichettato come un “dialetto” privo di dignità. A questa visione miope e limitante rispondiamo con forza: il siciliano è una lingua, con le sue grammatiche e i suoi dizionari, con una letteratura antica e contemporanea, con poeti e scrittori che, ancora oggi, lo usano per dar voce alla propria arte.

La lingua nasce e cresce con chi la scrive

Sono i poeti e gli scrittori a dare forma e dignità alla lingua, a plasmarla con i loro versi, con i loro racconti, con le loro opere. È attraverso la letteratura che le lingue si consolidano, si raffinano e trovano una loro identità riconosciuta. La lingua siciliana è già una lingua letteraria, è stata usata da grandi autori, ha una tradizione scritta che merita di essere conosciuta e valorizzata.

Un siciliano scritto già esiste e tutela le varietà locali

Spesso, chi si oppone alla sua ufficializzazione sostiene che la creazione di uno standard scritto porterebbe alla perdita delle parlate locali. Niente di più falso. Il siciliano ha già un suo registro alto, una lingua letteraria abbastanza omogenea che è stata utilizzata nei secoli dai grandi autori e che, con le sue naturali evoluzioni, è usata anche oggi da noi poeti e scrittori in lingua siciliana. Questa lingua scritta, lungi dall’essere un’imposizione artificiale, rappresenta una base solida che può garantire continuità e prestigio alla tradizione siciliana, senza soffocare la vitalità delle varietà locali, che continueranno a essere impiegate nei contesti informali, come avviene oggi (purtroppo sempre meno).

Come in altre realtà linguistiche europee, avere uno standard di riferimento per lo scritto non significa negare la varietà, ma tutelarla. “Una lingua che non si vuol far scrivere rischia di essere dimenticata e relegata a un ruolo marginale”, scrive il prof. Alfonso Campisi, e noi poeti e autori lo sappiamo bene: il siciliano scritto permette di preservare il patrimonio culturale siciliano, senza sacrificare i suoi dialetti locali.

Il valore dell’insegnamento e della tutela istituzionale

Sostenere il riconoscimento e l’insegnamento della lingua siciliana non significa alimentare divisioni né negare il valore della lingua italiana, bensì arricchire il patrimonio culturale e intellettuale delle nuove generazioni. La trasmissione della nostra lingua attraverso la scuola e le istituzioni culturali, oltre che in famiglia, rappresenterebbe un’opportunità di crescita e consapevolezza per i giovani siciliani e per chi, anche lontano dalla Sicilia, sente ancora il richiamo delle proprie radici.

A chi sostiene che l’insegnamento del siciliano sia inutile, rispondiamo con i nostri versi, con le nostre parole, con la nostra resistenza poetica: nessuna lingua è superflua, nessuna lingua è un ostacolo. Ogni lingua è un tesoro che merita di essere custodito e tramandato.

Per questo, chiediamo con forza che il Disegno di Legge-Voto – depositato all’ARS lo scorso 16 maggio – venga sostenuto, affinché il siciliano trovi finalmente il riconoscimento che merita, affinché venga tutelato con strumenti adeguati, affinché i poeti e i parlanti siciliani possano continuare a esprimersi nella loro lingua in qualsiasi contesto, senza timore di essere relegati al silenzio.

La nostra lingua è canto, è racconto, è memoria. Difenderla significa difendere il nostro essere siciliani, significa difendere una parte importante della ricca e variegata cultura d’Italia.


Firmato:

Nino Barone, Giuseppe Gerbino, Euranio La Spisa, Antonino Magrì, Alessio Patti, Arcangela Rizzo, Rita Elia, Vito Lumia, Angelo Abbate, Vincenzo Aiello, Alfredo Anelli, Maximiliano Bancheri, Giorgio Barone, Silvana Blandino, Stefania Bonifacio, Giuseppe e Maurizio Calandra (Calandra & Calandra), Carmelo Rosario Cannavò, Sara Cappello, Salvatore Carlucci, Silvio Catalano, Alberto Criscenti, Vincenza Cristina, Saverio Denaro, Rosa Di Martino, Eliana Esposito (in arte “Sciara”), Francesco Ferrante, Silvana Foti, Salvatore Gandolfo, Fonso Genchi, Calogero Giarrizzo, Giovanni Grasso, Elisa La Rosa, Nicolò Lentini, Arianna Lo Giudice Mizuno, Gianfranco Lo Piccolo, Giovanni Macrì, Maria Anna Manzella Vitale, Renato Meli, Orazio Minnella, Letizia Morici, Salvatore Nania, Domenico Orifici, Giuseppe Palermo, Mario Patti, Francesca Piazza, Francesca Privitera, Ettore Puglisi, Mimma Raspanti, Francesco Riggio, Angela Riina, Giovanni Rizza, Pasquale Rubino, Francesco Sciuto, Emanuela Trovato.


 

Testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Siracusa. Numero di iscrizione 01/10 del 4 gennaio 2010

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